Che nessuno ce ne voglia, ma un minimo di programmazione?

napoli programmazioneNapoli programmazione \ Signori, in carrozza. Si parte ufficialmente, direzione nuova stagione calcistica, tante speranze, solita e costante voglia di restare in alto, sempre più in alto, più di quanto si possa immaginare. Ma alle speranze bisogna affiancare un minimo di concretezza, e per il momento la società azzurra non è stata di certo a guardare, nonostante qualcuno abbia storto il naso, come spesso capita durante la campagna acquisti dei partenopei, un po’ per abitudine, un po’ per quella passione per la critica che tanto è in voga in alcuni tifosi pseudo-manager, certi che gli acquisti definiti non siano all’altezza della situazione. Tutti vorrebbero puntare in alto, ognuno di essi vorrebbe sentire circolare nell’ambiente nomi altisonanti, calciatori dai “trenta milioni a salire”, gente che arriva da piazze gloriose, Madrid, Barcellona, Londra, Monaco, sudamericani nazionali e grandi protagonisti nei propri campionati. Ma il Napoli continua a seguire una determinata linea guida, alzando l’asticella di anno in anno, una scelta opinabile ma ben definita, cioè quella di non alterar gli equilibri del gruppo e continuare a scegliere gente di qualità, senza esagerare con gli ingaggi, limitandosi a scegliere calciatori che accettino le clausole non propriamente vantaggiose imposte da De Laurentiis. E anche su questo, non possiamo che aderire alla scelta, visto che, fino ad oggi, volente o nolente, i risultati sono arrivati, con tempi e modi cauti, ma pur sempre arrivati a soddisfare gran parte della tifoseria, quella meno pretenziosa, quella che ha ancora alla mente gli anni della C.

Ma ciò su cui vogliamo soffermarci è una perseverante mancanza di programmazione che fa della società azzurra ancora punto interrogativo verso il futuro che verrà, poiché si è ancorati ad un modus operandi che vive alla giornata, che sfrutta gli attimi di mercato favorevoli per lanciare offerte, intavolare trattative, intrufolarsi in operazioni in corso per valutare possibili cambi di rotta. Ed è così che capitano situazioni come quella del matador, in cui sai quello che lasci ma non sai quello che trovi. Siamo sinceri, che Cavani volesse andare via, nei corridoi della Filmauro si sapeva già da tempo, almeno qualche mese, tempo utile per cominciare la ricerca del miglior candidato, in una situazione più distesa, evitando i riflettori della ribalta, quelli capaci di far saltare una trattativa. Che sia chiaro, non abbiamo la presunzione di chiedere alla società di costruire l’organico a campionato in corso, anche perché non avrebbe senso parlare di determinati calciatori, quando gli obiettivi non sono stati ancora raggiunti e tutto è ancora in bilico, ma un uomo importante e fondamentale come lo è stato Cavani ha l’obbligo di avere la precedenza su tutto, soprattutto quando si tratta di doverlo sostituire adeguatamente. Oggi il Napoli è entrata di diritto nell’elitè del calcio mondiale, è divenuta una società di virtuosi, a partire dai bilanci in attivo, fino alla presenza in squadra di giocatori di livello internazionale, molti dei quali presenti nelle nazionali dei propri paesi, mantiene da sempre un alto profilo relativo al bacino d’utenza, potendo contare su svariati milioni di tifosi nel mondo, che garantiscono introiti sotto tutti gli aspetti, insomma, una potenziale azienda dai fatturati da capogiro, una macchina creata per far business, e, non in ultimo, un tam in grado di puntare a giocarsi grandi traguardi con le migliori squadre del mondo.

Detto questo, manca qualcosa a questo Napoli, e forse è proprio la mancanza di uomini in grado di programmare uno dei punti deboli del gruppo di De Laurentiis, forse, sotto questo aspetto, troppo impegnato a nutrire il proprio ego, piuttosto che cedere la parola a chi di calcio ne ha masticato tanto ed è in condizioni di determinare una prospettiva da seguire, una tabella di marcia ponderata in base agli obiettivi,in funzione delle proprie ambizioni, con un occhio alle finanze ed uno agli uomini già presenti in organico. Non ce ne voglia Bigon, non è una critica al suo operato, o magari un attestato di sfiducia nei suoi confronti, ma, complice l’atteggiamento del presidente, per carità, il padrone, ma il suo ruolo continua ad essere smorzato dall’esuberanza di un uomo nato per comandare e gestire, che si avvale di persone di fiducia, a cui concede soltanto la gestione delle operazioni, difficilmente le decisioni legate agli scenari futuri. I programmi sono necessari, almeno in linea generale e in considerazioni delle grandi manovre di mercato, pena la possibilità di trovare degli intoppi, di vedersi chiudere delle porte in faccia in maniera inaspettata, per poi cedere alle lusinghe di calciatori di secondo piano, pur di portare a termine una sostituzione dovuta, anche se affrettata e priva di quelle credenziali necessarie per ritenersi soddisfatti di ciò che è stato concluso. I rifiuti di alcuni degli uomini su cui si era puntato per il dopo Cavani sono emblematici, da cui aspetto si evince anche una pericolosa tendenza che si è intuito, e cioè quella che De Laurentiis abbia fatto un po’ il vuoto intorno a sé, causato da atteggiamenti ed affermazioni non propriamente ortodosse, che hanno causato un generale malcontento, tramutato in una mancanza di volontà nell’intavolare una trattativa col patron del Napoli. Volendo usare un’immagine allegorica, è come se il presidente stesse camminando con i 63 milioni di euro (magari non tutti) della clausola di Cavani tra le mani, tese a mo’ di offerta, e nessuno avesse intenzione di allungarsi per prenderne un gruzzoletto.

A costo di essere ripetitivi, antipatici per alcuni, mettiamo ancora una volta in evidenza l’aspetto programmatico di questo progetto che va avanti un po’ per inerzia, un po’ per questa spavalderia di gestire un lauto patrimonio, ma che non sia questo il biglietto da visita per concedersi il lusso di determinare un mercato in pochi giorni, dando credito all’istinto, alle occasioni che si presentano, alle opportunità dell’ultim’ora. Costruire un progetto non può essere affidato al caso, ma bisogna ponderare bene ogni mossa, dando agli elementi giusti gli strumenti atti a costruire un futuro degno di questa bella realtà che il Napoli ed il presidente De Laurentiis sono stati in grado di creare in questi anni. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, ma è l’ora dei cambiamenti, anche nella stanza dei bottoni azzurra.

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