1970, Finale Coppa Anglo-Italiana, uno scempio da non ripetere mai più

napoli coppa anglo italianaNapoli Coppa Anglo-Italiana \ Le storie di ordinaria follia non sono certo soltanto echi dei gironi nostri, ma hanno avuto radici ben più vecchie di quanto si possa pensare. Le “figuracce” legate agli incidenti tra i supporters si sono evidenziate con lo sviluppo delle immagini televisive, della presenza sempre maggiore dei mass media a testimoniare gli avvenimenti sportivi e, ahinoi, talvolta le intemperanze di alcuni facinorosi. Agli albori degli anni ’70, con i mondiali messicani alle porte, un brillante Napoli allenato da Mister Chiappella arrivava,  spavaldo, a contendersi la neonata coppa Anglo-Italiana contro gli inglesi dello Swindon Town, piccola ma bella realtà del calcio inglese a quei tempi. Le gare del girone contro gli inglesi erano terminate 2-1 per gli azzurri in Inghilterra, mentre al San Paolo lo Swindon riuscì ad imporsi (1-0). Ma, si sa, le finali nascondo forze arcane e sconosciute, in grado di capovolgere i favori del pronostico in alcuni casi.

Il 28 Maggio del 1970, giorno della finale da giocare al San Paolo, vi fu un certo ottimismo nell’ambiente partenopeo, nonostante le assenze forzate, causa convocazione nella nazionale italiana per la spedizione mondiale allenata da Ferruccio Valcareggi , di Zoff e Juliano, due delle colonne della squadra. Pazienza, si disse, ci saranno comunque Bianchi e Altafini, Improta e Barison a difendere l’onore azzurro per portare in cascina il primo trofeo italo-inglese. L’ottimismo, però, dovette ben presto fare i conti con la caparbia e l’ostinazione degli inglesi, che scesero in campo con undici gregari, tignosi e ordinati, tra cui spiccavano Burrows, Harland, Smith, Smart, Horsfield, Noble, gente non di grande classe, ma calciatori pratici e con pochi grilli per la testa. Il risultato fu che ben presto i partenopei, con la testa già in vacanza e orfani del proprio faro a centrocampo, “Totonno” Juliano, capace di prendere per mano i compagni, districando al meglio le trame di gioco azzurre, cadde in un’abulica manovra senza convinzione, con inefficacia a partire dalla linea mediana, fino ad evidenziare clamorosi errori difensivi che portarono ben presto al vantaggio inglese al ’24, con Noble.

La prima frazione di gioco si chiuse con i fischi del popolo napoletano, che auspicava una rapida ripresa delle ostilità per ribaltare quanto prima un risultato inaccettabile, tant’era la volontà di vincere ed alzare la coppa. Il secondo tempo vide peggiorare addirittura le cose, con una reazione inefficace e sterile, situazione messa ancor più in evidenza dall’impossibilità di provvedere ai cambi, visto che soltanto dagli imminenti mondiali in Messico le sostituzioni sarebbero state consentite. Senza la possibilità di cambiare la propria sorte, sconfortati dall’esigente pubblico azzurro che, loro malgrado, aumentava la contestazione ogni minuto che passava, il Napoli subì un uno-due fulminante, con i gol ancora una volta di Noble e di Horsfield, quest’ultimo involatosi a tu per tu con l’estremo difensore azzurro Trevisan, sfortunato protagonista che magari avrebbe voluto sostituire Zoff in un altra occasione, non certo in quella. 0-3, pubblico inferocito, comincia lo scempio.

Dagli insulti ai giocatori si passò ben presto al lancio in campo di pietre, procurate dalla distruzione delle panche di travertino su cui gli stessi supporters erano seduti, fitta sassaiola e decine di persone ferite tra giocatori (proprio Horsfield, autore della terza rete, fu colpito alla gamba, riportando una profonda ferita), polizia e staff delle squadre. Al ’79 l’arbitro, l’austriaco Schiller, fu costretto a mandare negli spogliatoi le squadre, salvaguardando la sua incolumità e quella dei protagonisti in campo. Con il peggiorare della situazione, nonostante che il reparto “celere” si prodigò per intimidire la feroce protesta, con l’uso degli idranti e dei lacrimogeni, l’arbitro mise fine all’incontro assegnando il trofeo agli inglesi, tra la vergogna e la disperazione dei veri tifosi azzurri. All’esterno dello stadio la guerriglia continuò per un bel po’, fino a quando non si intervenne con la forza per placare gli scellerati. Raccapricciante il bilancio alla fine; il “bollettino di guerra” parlava di 40 feriti tra i poliziotti e 60 tra i tifosi. Le persone arrestate furono 30, quelle fermate 11. La prima edizione del torneo coincise con uno dei momenti più brutti per il Napoli in ambito europeo, principalmente perché fu una delle prime finali della storia ad essere sospese per intemperanze dei tifosi.

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Il Napoli venne squalificato per due anni dalle competizioni europee e ci volle del tempo per cancellare l’immagine infangata del tifo azzurro. Per non dimenticare, per non ripetere gli errori del passato, per essere sempre più forti della stupidità di alcuni elementi, la storia ci insegna a non cadere più, mostrandoci le vie del passato ricche di gloria, di blasone, ma spesso sono gli episodi negativi a servirci come lo specchio di una realtà a cui non si vuole più appartenere. Che questa pagina nera sia per sempre cancellata, solo colore e folklore nella storia del Napoli e dei suoi splendidi tifosi.

Di seguito un video-documentario con alcune scene di un giorno da dimenticare per i colori azzurri:

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