Stadio San Paolo, infuria lo scontro

Questione Stadio San Paolo, da schermaglia verbale che era, si sta trasformando ogni giorno che passa in un thriller dai toni sempre più dark. I giorni trascorrono, il Napoli ha presentato la pre-iscrizione alla Champions e alla Serie A indicando Palermo come campo di gioco, ma questa eventualità si sta trasformando sempre più in una possibilità concreta considerati i continui ritardi del Comune nel produrre il certificato di agibilità (che tra l’altro pare sia pronto).
Lo scontro tra club e comune è su diversi fronti e a vederla da fuori la storia dell’agibilità sembra la nuova puntata di una faida vera e propria nascosta dietro sorrisi e parole concilianti; le questioni sul tavolo sono essenzialmente tre: la prima è relativa alla chiusura del saldo tra società e comune per la convenzione in corso (scadenza 2014) cioè tra quanto il Napoli deve dare di canoni arretrati e quanto deve pagare il Comune per tutti i lavori di manutenzione che avrebbe dovuto svolgere ma che sono stati pagati in anticipo dal club. Sembrava tutto fatto a dicembre, quando al comune, cui spetta una percentuale sulla pubblicità nello stadio, ha deciso di rimettere tutto in gioco convinto di dover incassare di più da questa voce e da allora è tutto fermo. La seconda e la terza questione sono strettamente correlate, e si tratta degli scenari futuri, il sindaco De Magistris come tutti ricordano aveva già preparato tutto per realizzare un nuovo stadio a Ponticelli, trovato imprenditori e fondi per farlo realizzare, ma senza mai coinvolgere quello che sarebbe poi l’unico fruitore futuro, ovvero il Napoli, che per molte ragioni ha rifiutato il progetto lasciando il sindaco in difficoltà evidente sul fronte del progetto NaplEst.
Al di là delle frasi di circostanza questo rifiuto ha inasprito i rapporti tra amministrazione e Calcio Napoli e adesso sul tavolo ci sono le questioni sul futuro del San Paolo e il rinnovo della convenzione. De Laurentiis poche settimane fa aveva manifestato la volontà di acquistare lo stadio così da poter effettuare l’investimento per ristrutturarlo ricavandone per la società benefici di lungo periodo e la possibilità di rientrare dell’investimento senza appesantire i bilanci (ricordiamo che gli investimenti in strutture non vengono calcolati come debiti per il Financial Fair Play). Di conseguenza se il comune decidesse di dismettere lo stadio ci sarebbe da definire un prezzo, e poi esattamente le volumetrie realizzabili dentro e intorno allo stadio nel quadro della ristrutturazione, tempo complessivo per un iter di questo genere fino alla fine dei lavori, 36-48 mesi, a seconda della burocrazia.
Molto più rapido sarebbe rinnovare la convenzione, riscrivendola e facendola durare almeno 50 anni,  e poi procedere alla ristrutturazione pesante dello stadio con il Napoli che agirebbe da solo o in partnership con altri investitori privati, mantenendo però il controllo di tutto il processo e chiarendo sempre in via preliminare le nuove volumetrie all’interno dello stadio (uffici, museo, clinica dello sport, ristoranti, negozi, cinema, etc..). Il tempo necessario per stipulare una nuova convenzione e procedere ai lavori potrebbe essere di 36 mesi, ma molto dipenderà dalle scelte dell’Amministrazione. Che dal canto suo non ha mai parlato esplicitamente di convenzioni a lungo termine né di dismissione dello stadio, due opzioni che avrebbero in ogni caso come risultato minimo quello di sgravare il bilancio comunale dai costi di gestione del San Paolo.

E’ su una soluzione di questo genere, fatta trapelare ai giornali un paio di giorni fa dal sindaco, che il Comune sta cercando di far convergere il Napoli in partnership con la Astaldi, tuttavia la reazione della società alle indiscrezioni giornalistiche è stata di non saper nulla di questa eventuale proposta, e così oggi abbiamo avuto la replica del sindaco: «Si tratta di dialettica, trattative, incontri fra due personalità come la mia e quella del presidente molto passionali: non è che si può dire sempre la stessa cosa. Vederla allo stesso modo. Il resto è trattativa e incontri. Quello che posso dire è che c’è una volontà fermissima di realizzare un nuovo stadio, si sta pensando al San Paolo, questa è la scelta. Ci sono delle procedure pubbliche da adottare e rispettare, ci sono degli impegni da raggiungere insieme come quelli dell’agibilità dello stadio, bisogna raggiungere l’accordo su una transazione finanziaria e cominciare a mettere mano a una nuova convenzione che scade l’anno prossimo.  Sono percorsi giuridici e amministrativi e il presidente le sa bene queste cose. Per lui è più semplice certe volte liquidare tutto con una frase». Probabilmente questa mossa serve per far uscire allo scoperto il Napoli con i suoi progetti e le sue garanzie finanziare e capire come procedere. Sembra una partita a poker tra sindaco e presidente, ma la posta è molto alta per tutti i tifosi.

Futuro immediato Nel frattempo lo stadio non è agibile, il sindaco è stato categorico “Si giocherà a Napoli!”, ma nel frattempo quel certificato che manca da cosa dipende? E se è semplicemente una questione di tempistica perché nel 2012 il certificato arrivò con largo anticipo sulle scadenze? Oppure si tratta di alzare la tensione per portare il Napoli ad ammorbidire le proprie posizioni? Non è dato saperlo. E’ un gioco delle parti che non piace a nessuno, specialmente ai tifosi che potrebbero a dispetto delle rassicurazioni del sindaco essere costretti ad abbonarsi a un traghetto o all’aereo oltre che allo stadio nella prossima stagione, Palermo è una possibilità non così remota oggi ma che sarebbe inevitabilmente una sconfitta totale per il Napoli, la città e la sua Amministrazione. Nessun vincitore, tutti perdenti.

Andrea Iovene

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