L’editoriale di Elio Goka: “Cavani, il Napoli, il festivalbar e Lubrano”

editoriale_elio_goka-300x150Cavani resta a Napoli. No, va al Bayern Monaco, no Cavani andrà al Chelsea, no al Real Madrid, nemmeno, perché lo prende il Manchester City, nemmeno, piace pure al Barcellona, però in fondo il calciatore vorrebbe il Real. Qualche giornale di parte l’ha titolato per più di un anno sognandolo nella squadra del proprio datore di lavoro e la clausola rescissoria sembra essere lievitata ben oltre i 60 e passa milioni da sborsare per prelevarlo dalla città della sirena Partenope, che tutto incanta e niente beve. Almeno in quello, lasciate il primato all’anima di una città che naviga da quasi un secolo nei mari tempestosi di passioni non soddisfatte, di amori non ricambiati, ma, ripeto, senza le “fessagini”.

Gomez, Dzeko, Osvaldo, Torres, Yilmaz, Negredo, Callejon, Ibrahimovic, Fred, El Shaarawy e ne dimentico di sicuro qualcuno, la lista di attaccanti per sostituire, eventualmente, il Matador. Intanto, mentre De Laurentiis dà inizio al festivalbar, Benitez traduce il suo diminutivo attraverso le regole della nomenclatura popolare napoletana, e la Guardia di finanza è alle calcagna di mezza serie A, qualcuno, non bene identificato, senza firma e senza faccia, ha da qualche tempo appeso qua e là qualche striscione contro l’Edinson errabondo, in cerca di un contratto dove risplendano bacheche e fame di gloria, ma sempre con la riserva Napoli in tasca, la Napoli intelligente, proviamo a lasciar cadere una mezza provocazione, quella che non vuole cadere nel tranello.

Il calciomercato non esiste. Non è mai esistito. I colpi, grandi e piccoli, si fanno altrove. O le firme arrivano in marzo e in aprile, quando i campionati vecchi non hanno ancora lasciato spazio a quelli nuovi, oppure gli accordi si stringono dentro stanze segrete, luoghi appartati, e soprattutto, funzionano quasi sempre come le notizie ai tempi dei governi a partito unico. Si davano con diversi mesi di ritardo.

Oggi, forse, è più complicato tenere nascosto un segreto. Sembra, invece, che i parenti di Cavani non siano stati degli abili agenti di spionaggio, vista la verve di dichiarazioni dimostrata a furia di interviste e comunicati. La procura a gestione familiare del Matador, che ha poi lui stesso provveduto a far tacere, è sembrata la rimostranza di mamma e papà davanti ai cancelli della scuola, per assicurarsi che il figlio prodigo sia nominato primo della classe, magari nella migliore, delle classi.

Poi, succede che gli stessi giornali riferiscono che Cavani vorrebbe incontrare De Laurentiis, e, addirittura, parlare con Benitez. Alcune delle società sopraccitate sembrano aver alzato bandiera bianca, ripiegando altrove, e la tifoseria sgarbata potrebbe, intanto, appartenere a frange che col tifo c’entrano poco. Non è che vogliamo dare di nuovo ragione a De Laurentiis, ma una domanda, come diceva Lubrano, “sorge spontanea”. Ma Cavani, di chi è? Per adesso è del Napoli, anche se in questo momento si ha l’impressione che sia del signor nessuno. Qualcuno ha pure sparso la voce che il Napoli sia disposto a scontarlo. Altan lo ha scritto una volta, “Tutti hanno un prezzo. Io ho pure lo sconto”.

 

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka

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