L’editoriale di Raffaele Nappi: “Addio”

BKqUI-fCMAAIwzGAddio è una parola dall’origine incerta. Qualcuno dice sia un termine positivo, che nasconda dentro di sè l’augurio per il meglio in futuro. E, forse, non si sbaglia. Gli antichi, i primi sulla terra, dicevano addio legandolo alla divinità, nel senso della raccomandazione A Dio per i giorni a venire.Forse non si sbagliavano più di tanto.

Fatto sta che, quella, nessuno te la leva. Separazione, distanza, chiusura di un rapporto pressochè definitiva. Ci dispiace, diciamolo. Sapevamo tutti che sarebbe andata così, lo sapevamo fin dal principio. Sentirselo dire in faccia alla telecamera, ascoltarlo dalla radio mentre si è in macchina, però, fa tutto un altro effetto.

Eppure, Mazzarri, ha fatto bene. Ha lasciato nel momento più alto della sua gestione. Ha deciso di cambiare aria perchè qui, per lui, l’aria era finita. Ha preteso tanto dai suoi, forse troppo. Ha chiesto e ottenuto tutto quello che voleva. Forse non ha voluto rovinare 4 anni così, con un declino che si prospettava sicuro.

Ha lasciato mentre era lì, sul tetto. Mentre era al massimo. Diciamocelo: siamo degli incurabili melanconici. E allora giù a sparare aggettivi e tesi, ipotesi e argomenti, nomi nuovi e nomi vecchi. Del doman non v’è certezza, ricordava Luciana Esposito nel suo editoriale, e aveva ragione. Oggi noi, intanto, le certezze ce l’abbiamo. Siamo sicuri che ci mancheranno le tue sbracciate in panchina, le urla, la fissazione continua e incurabile di guardare l’orologio (e fare segno all’arbitro di recuperare fosse anche il primo minuto di gioco!). Siami sicuri che ci mancherà la tua maniacale voglia di fare, l’entusiasmo, l’egocentrismo, quel pizzico di superbia (che non guasta mai, e che veniva fuori, a tratti impossibile da nascondere). Siamo sicuri che ci mancheranno i tuoi stimoli. Ecco, ho detto la parola magica. Forse è vero: erano finiti per te gli stimoli qui. E, forse, erano finiti anche per noi. E’ questa la verità a cui dobbiamo abituarci, diciamocelo.

Eppure, lasciamelo dire, ci mancherai lo stesso.

Raffaele Nappi

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