L’editoriale di Ivan De Vita: “Da Bologna a Bologna. E il meglio deve ancora venire”

editoriale_ivan_de_vitaCanta Napoli. Schiaffeggiatevi, non è un sogno. Urlatelo. Urlatelo davanti allo specchio, agli amici al telefono, al panettiere sotto casa, alla signora che porta il cane a passeggio, al vostro capo in ufficio: “The Chaaaaampions!!”. Erano mesi che bazzicava nei dintorni delle nostre corde vocali, erano mesi che tentava di deflagrare. Le nostre paure e il solito potere settentrionale hanno provato a strozzarcelo in gola. Invano. Ieri hanno ufficialmente deposto le armi. Ci risiamo. Bentornata Europa, qui sei sempre la benvenuta!

Avevano spedito il fido Bologna ad arrestare la nostra corsa. Cappotto nero e viso tenebroso. Sicari d’eccezione: il moschettiere Konè, quello che solo a Fuorigrotta sarà ricordato; perfino l’intramontabile Moscardelli, che non ha osato più rasarsi dall’ultimo gol ai partenopei. Inceneritori di illusioni, specialmente nell’ultimo anno. Chi le dimentica quelle due figuracce di dicembre, mazzate tremende ai progetti di gloria. La stagione scorsa poi, di questi tempi, proprio al “Dall’Ara” i rossoblù demolivano le residue speranze europee giocando alla morte una gara che altre avrebbero regalato. Il Napoli cadde nel tranello dell’immaturità, soggiogato dalla frenesia e dalla pressione del risultato a tutti i costi. Epilogo apocalittico, ancorchè inatteso.

Ieri tutt’altra storia. Solo qualche patema nella prima frazione di gioco, dovuto alla voglia di rivalsa dei felsinei dopo lo 0-6 dell’Olimpico e alla loro proverbiale cattiveria agonistica quando incrociano maglie azzurre. Una volta esaurita la foga, è venuto fuori il talento e la saggezza di una macchina quasi perfetta. Una creatura da record: 75 punti e puntini sospensivi, il miglior piazzamento azzurro di sempre in un campionato a 20 squadre. Con la vetta maradoniana a quota 80 ad un tiro di schioppo.

E non è l’unica presa di mira. L’altra è la quota reti del Re dei re, scolpita al mattone 114. Il valoroso sfidante è Edinson Cavani, a 12 segnature di distanza. Lui che è tra i nodi cruciali per conoscere il Napoli che verrà. Un anno fa, quando incontrammo gli emiliani, era la questione Lavezzi a tenere banco. Il Pocho partì dalla panchina, entrò corrucciato e svogliato collaborando al crollo della squadra, sentenziando in tal modo un futuro lontano dalle nostre sponde. Il Matador invece continua a stupire, a strapazzare record e a lottare irrequieto per i colori che indossa. Qualcuno può pensare che lo faccia per sè stesso e per il suo appeal. Intanto i suoi proclami d’amore per la città li ha sempre rispettati, nonostante quest’ultima non abbia sempre ricambiato con la stessa moneta.

Ma è il gruppo ad avere una consapevolezza diversa. Una stagione fa la squadra pareva appassita e priva di stimoli, prosciugata dagli sforzi profusi in Champions. Il collettivo attuale ha invece dimostrato di avere ancora tanta benzina a disposizione. In tanti (tifosi compresi) lo ritenevano sfaldato e spacciato dopo la debacle Chievo. Sette vittorie e un pareggio, miglior attacco e seconda miglior difesa non mi sembrano indizi di un elettroencefalogramma piatto.

Giocatori ricompattati, accorgimenti tattici, tanto tanto carisma. Il vero condottiero è stato Walter Mazzarri, altro tassello traballante del nuovo Napoli formato Europa. A traguardo raggiunto, da oggi è necessario avviare le consultazioni per il decisivo salto di qualità. 15 maggio 2011, Napoli-inter 1-1. Azzurri terzi e per la prima volta in Champions nell’era De Laurentiis. Nella massima rassegna continentale come uno bimbetto al primo giorno di scuola. Nonostante ciò, si andò oltre le più rosee aspettative, seppur pagando lo scotto psicofisico in campionato. Oggi aspettative e dunque investimenti siano correttamente correlati alla nostra crescita. Niente timidi apparizioni o tentare goffamente di vivacchiare a due passi dall’Olimpo, Borussia Dortmund docet. L’evoluzione dei nodi di mercato relativi a Mazzarri e Cavani già invieranno un segnale importante. Sperando che questo fantastico secondo posto sia solo di rodaggio. Il meglio deve ancora venire.

Ivan De Vita

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