Italo Cucci: “Un grande Napoli può fare a meno anche del Matador”

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Italo Cucci commenta sul Il Roma la prestazione del Napoli ieri sera allo Stadio Adriatico contro il Pescara. Queste le sue parole.

Un campione può passare un momento difficile, perdersi anche, e soffrire perché il popolo che ti ha prima invocato pian piano ti fischia, eppoi ti critica duramente, ti ferisce. E ti abbandona. Ma se è un campione – e Inler lo è – prima o poi lo ritrovi. E segna un gol vitale, per il Napoli, per il campionato, senza gioire perché ha un magone come una pietra, è stato mollato, snobbato, a suo veder tradito, ripescato però al momento giusto, segnalando una volta di più la capacità di Mazzarri di tenere in armi tutti i suoi uomini, anche i feriti (nel morale), anche quelli che sembrano – e magari sono davvero – in crisi. Non canterò la gloria di Inler oltre misura nè segnalerò maliziosamente, come certo si fa in queste ore, la deviazione imposta da Capuano al pallone che ha battuto il quasi invincibile Pellizzoli in odor di santità; ma certo gli si deve attribuire il mutamento della partita, il risveglio di un Napoli che rischiava addirittura di ripiegarsi su se stesso per le tante occasioni perdute nel primo tempo e che – come liberato da ceppi più psicologici che fisici – ha aperto il gioco e ritrovato la vena degli ultimi match consentendo a Pandev (un altro da non sottovalutare, mai) di segnare il secondo gol, quello della sicurezza. E il terzo? cosa mi dite adesso di Dzemaili che i sapientoni avevano gia bollato d’infamia e scaricato brutalmente? Adesso ch’e tornato “’o surdato ‘nnamorato”, intascato il successo qualificante, guardiamo la formazione del Napoli orfano di Cavani come per cercar di capire quali mosse dovrà fare, la società, per sostituire il Matador e offrire a una formazione già validissima ancor più forza e certezze – di speranze non si campa – per la prossima stagione. Paradossalmente adesso Mazzarri può dire: non siamo “cavanidipendenti”. Ma per arrivare dove? A recitare un anno di più la parte di comprimario, mai di protagonista assoluto? A reggere lo strascico della Juve regina o addirittura a farsi superare dal Milan e dall’Inter che non resteranno certo con le mani in mano e sfrutteranno il rinascimento berlusconiano che parte dalla politica per arrivare al pallone o le nuove dorate alleanze orientali di massimo Moratti? Se, come ormai sembra più facile, il Napoli andrà a occupare il secondo posto da Champions, foriero di gloria e di quattrini, a questa già bella squadra dovrà aggiungere nuovi e più importanti valori: dico due/tre campioni veri per i quali investire gli introiti europei e i milioni ricavati dalla cessione – ormai quasi certa – di Cavani. Niente pianti, dunque, ma tutti e di primissimo livello, oltre a Cavani, anche Falcao e Lewandoski, per il quale si prevede una sfida con lo United e il Bayern Monaco. «Sappiamo cosa ci serve». Alla vigilia del match di campionato con il West Ham, Mancini deve rispondere alle domande dei cronisti che accendono i riflettori sull’attacco e fanno il nome di Edinson Cavani. Intanto Gabriel Batistuta a Firenze in vacanza. Occasione ghiotta, ghiottissima, per parlare di tutto. Partendo dal calcio italiano che ha dato tanto all’asso argentino, ma altrettanto ha ricevuto. Inevitabile parlare anche dei suoi eredi in Italia. Su tutti Cavani e Balotelli: “Cavani è bravissimo, per me è tra i tre attaccanti più forti del mondo. Balotelli per la stampa è un pazzo ma per me gioca bene anche lui. Quello che fa fuori dal campo non lo so perché non seguo. Messi? A livello tecnico e come importanza nella squadra vale Maradona, ma Diego aveva più carisma”.

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