L’editoriale di Luciana Esposito: tributo alla “vita da mediano” di Piermario Morosini

editoriale_luciana_esposito14 aprile 2012, Stadio Adriatico di Pescara, minuto 31′ della partita del Campionato di Serie B Pescara-Livorno: Piermario Morosini, centrocampista del Livorno, colpito da una crisi cardiaca, si accascia al terreno di gioco.

I tentativi di rianimarlo si rivelano inutili, il calciatore viene trasportato in ospedale, dove muore alle 16.45.

Così, un anno fa, si consumava l’infausto e spietato destino che ha crudelmente marcato la vita di questo ragazzo, la cui storia ed il suo epilogo, hanno commosso il mondo intero: nel giro di due anni, perde prima la madre e poi il padre, l’anno successivo, il fratello disabile si toglie la vita, così, a 18 anni, Piermario rimane solo con una sorella, anch’ella disabile.

La vita gli impone di crescere in fretta e di accollarsi responsabilità non consuete né consone ai maggiorenni della nostra epoca.

A dispetto di quella nefasta e tragica sorte, Piermario non ha mai smesso di rincorrere i suoi sogni e di dare corpo a quella passione, la più grande, alla quale si aggrappa per dare senso, impeto e mordente alla sua esistenza: il calcio.

Mentre il suo corpo corre leggero sul rettangolo verde, l’anima si trascina quel macigno di lutto, dolore ed ingiustizia terrena di cui la sua vita era impregnata, ciò nonostante ha onorato quella passione fino all’ultimo respiro e, nel suo caso, non è una frase retorica.

Quando è sceso in campo, un anno fa, Piermario era animato dal desiderio di rendere l’ennesimo, sincero e partecipato tributo a quella passione, mai avrebbe pensato che, invece, avrebbe disputato la sua partita decisiva contro il destino.

Quando il suo cuore ha cessato di battere, mentre era in campo, più e più volte ha tentato di rialzarsi per rimanere aggrappato alla sua vita, per portare a termine quella partita ed ossequiare quella passione, ancora e sempre.

Ironia della sorte, beffa del destino, contraddizioni della vita, attraverso quella sconcertante morte, Morosini ha conosciuto il suo maggiore “momento di gloria”.

Fino ad un anno fa, in pochi sapevano chi fosse, ma da allora, difficilmente ci si potrà dimenticare di lui, di quel sorriso sereno, nonostante tutto, di quella pacata placidità che gli era scalfita negli occhi, nonostante tutto, della sua storia di “calciatore comune“, ma di uomo encomiabile, nonostante tutto.

Si, è vero, stasera il Napoli al San Siro contro il Milan giocherà la partita che decreterà le sorti del Campionato, ma, talvolta, il calcio giocato e parlato, così come i rumors di mercato e tutte quelle notizie classificabili sotto la voce: “l’effimero mondo del calcio”, possono, anzi devono, osservare un minuto di silenzio per dare voce alle emozioni che emergono dal ricordo di un calciatore umile e devoto che a questo sport ha dato tutto, finanche la vita.

E non perché, in virtù di quella regola tacita, ma ben imbastita nell’ideologia comune, chiunque, nel momento in cui passa a miglior vita, deve essere commemorato come figura serafica, della quale è lecito decantare e tessere solo lodi e virtù.

Piermario era un’anima semplice ed umile che ha condito la sua troppo breve esistenza con principi e valori morigerati e scarni: la famiglia, la fidanzata, i viaggi, gli amici…E il calcio.

Ed è altresì giusto che il calcio renda tributo alla sua memoria, oggi, per non dimenticare, per non dimenticare Morosini, perché si muore quando non si riesce a piantare radici negli altri e Piermario, nell’anima di tutti – sportivi e non – un imperituro germoglio lo ha radicato.

Ragion per cui, vale la pena di spegnere per qualche minuto le luci dei riflettori puntate sul San Siro e dedicare un pensiero alla memoria di questo ragazzo, per regalargli un piccolo, ma perpetuo attimo di vita terrena.

Ho scelto di rendere omaggio alla memoria di Piermario Morosini attraverso un video, non uno di quelli strappalacrime che si propinano in questi casi, sulla falsa riga di qualche talk-show dai contenuti discutibili, in cui la mera strumentalizzazione dei sentimenti è l’arma della quale avvalersi per estorcere pietà e compassione negli spettatori.

Piuttosto ho scelto un’ “intervista qualunque”, nell’ambito della quale un giovane di nome Piermario Morosini, che, con la maglia dell’Udinese, muove i primi passi sui campi di gioco della massima serie, racconta le sue emozioni, i suoi sogni, le sue ambizioni, affinché, questi ultimi, attraverso la sua stessa voce, abbiano ancora risalto e valenza.

Qualcuno, una volta, ha detto: “fa che i tuoi sogni siano forti come pietre, affinché niente e nessuno possano scalfirli”.

I sogni di Piermario sono macigni immortali che potranno trovare la loro sublime e confacente realizzazione anche lassù.

D’altronde la terra è fatta anche di cielo.

Luciana Esposito

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