Difesa da schiaffi, centrocampo brillante, attacco concreto; dov’è il trucco?

imagesL’analisi postuma dopo i fuochi d’artificio di ieri sera a Torino recita come da titolo, in una partita dai mille volti, dalle emozioni in controtendenza, attraverso una prestazione che alimenta dubbi ed incertezze su di una squadra che ha fin troppo contraddizioni. A partire dalla difesa, l’alcova delle paura di una retroguardia che vive sulle indecisioni del redivivo Britos, troppo condizionato dalle assenze causa infortuni, dai movimenti pericolosi di Gamberini e dalle amnesie di Cannavaro, mettiamoci pure le paure da prestazione di Rosati e l’assenza dell’unico uomo rapido della difesa, Campagnaro, il quadro si completa con una riflessione abbastanza eloquente, il reparto ha bisogno di essere registrato innanzitutto sotto l’aspetto della sicurezza, attraverso lo studio di soluzioni alternative in grado di dare più solidità, messa troppe volte in dubbio da scellerati movimenti ed azzardi di manovra che hanno evidenziato le necessità appena citate.

Di contro, un centrocampo che brilla di luce propria, con Dzemaili sugli scudi, abile in interdizione e spietato in fase offensiva, alterna la figura del regista a quella del centrocampista roccioso con estrema disinvoltura, dà di se dimostrazione di maturità con un pizzico di rammarico per qualche panchina di troppo. Non da meno i compagni di reparto, il solito Behrami attento in chiusura e concentrato a fermare dapprima gli inserimenti ora di Vives e Santana, ora di Meggiorini, poi preoccupato di mostrare gli artigli quando il risultato s’era incredibilmente capovolto, mantenendo alta la tensione emotiva. Nonostante il rigore fallito, anche Hamsik ha partecipato con assiduità ad una manovra lucida ed efficace, alla ricerca di quel gioco che ha fruttato tante occasioni da gol, finalmente concretizzate con più efficacia dai protagonisti di turno. Ottime le fasce, con il Maggio ritrovato e galvanizzato dalla prova in nazionale, abile a procurarsi il penalty, bravo e caparbio a fare da frangiflutti su di una corsia sulla quale il Toro ha costruito la propria disfatta, meno propositivo e più attento alla fase d’appoggio Zuniga, che mette da parte qualche dribbling di troppo per mettere a disposizione un giropalla che alla fine risulterà saggio ed appropriato. Altra entrata felice quella di Armero, che mette in apprensione la retroguardia granata, mandandola definitivamente in tilt, fornendo l’assist a Cavani per la quinta rete, divenendo così il giocatore in grado di iniettare adrenalina alla squadra quando ce ne bisogno.

Quanto mai concreto l’attacco, con il solo Insigne un po’ fuori giri, ma con un Pandev come al solito nascosto ma necessario in fase d’appoggio, ed un Cavani fantasmagorico, immenso, icona di una verve agonistica che impersona lo spirito battagliero di questo team, del proprio allenatore, Mazzarri, in grado di tirare fuori il meglio da un gruppo di ragazzi spremuto dagli impegni delle nazionali in giro per il mondo, con la capacità di uno stratega e la tecnica di chi riesce a concretizzare un lavoro di preparazione minuzioso e puntuale nei risultati. Sarà questa la partita della verità , il match che ha dato la definitiva scossa ad una squadra che da qui in poi si riconoscerà definitivamente in quella figura di antagonista della schiacciasassi bianconera, oppure ci sarà nuovamente da ricredersi quando qualche ingranaggio diverrà nuovamente arrugginito, causa limiti emotivi? Se il trucco c’è, dopo la gara di ieri, non riusciamo a vederlo, il mago Walter saprà se questa ennesima magia avrà il sapore della consacrazione definitiva per lo sprint finale. Napoli illusionista, se così fosse i tifosi sperano che l’incantesimo duri fino al termine del campionato. 

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