Vargas & Calaiò, quando nulla cambia e a perdere sono le casse societarie

20120920_vargas_esultanzaEravamo così pieni di speranza a gennaio, quando il Napoli mandò Edu Vargas “a farsi le ossa” (e che ossa!) in Brasile con la maglia del Gremio, ed il suo posto fu preso da un ritorno speciale, quello dell’arciere mai completamente dimenticato, Emanuele Calaiò. Finalmente via quel cileno che, a parte quei tre, sporadici, gol agli svedesi dell’Aik Solna, mai aveva saputo imporsi nel contesto partenopeo, dando sfogo a prestazioni quantomeno negative, se non disastrose. Il risveglio poi negli ultimi mesi dell’anno, con un paio di prestazioni sopra le righe, o almeno sopra la media cui ci aveva abituati (contro Aik al ritorno e ad Is Arenas contro il Cagliari), dopodichè… il Gremio lui, il Napoli Calaiò. Finalmente una quarta punta degna per far rifiatare Cavani quando ve ne fosse stato bisogno, l’arciere che a Siena aveva segnato valanghe di gol, e che nel cuore dei napoletani c’era ancora.

Ma con il senno di poi, dopo il primo mese e mezzo di Calaiò in maglia azzurra, sicuramente non si può dire che tale avvicendamento abbia prodotto effetti sperati. Ma neanche effetti diversi, proprio niente. I matematici dicono che “invertendo l’ordine degli addendi il risultato non cambia”, ecco, così si può spiegare. Via Vargas, dentro Calaiò: nulla è cambiato. Anzi, prendendo determinati dati con le dovute proporzioni, qualcosa forse è addirittura peggiorato: in 9 presenze in campionato Edu Vargas ha sommato 128 minuti, poco meno di una partita e mezza, sfornando un solo assist nella gara di Palermo per la testa di Cavani. In Europa League per lui 455 minuti, impiegato da titolare in ogni partita: risultato, 3 gol, all’incirca 1 ogni 150 minuti. Per Calaiò al momento solo quattro panchine e 11 minuti contro la Lazio, mentre in Europa League 122 minuti tra andata e ritorno con il Plzen: in questo caso, il risultato non può essere che “non pervenuto”. Il siciliano probabilmente soffre la panchina, abituato troppo bene alla figura autoritaria che aveva in quel di Siena, dove, se non lui chi, era uno dei leader indiscussi della squadra.

Tuttavia, al momento, chi pare aver guadagnato da tutta questa storia è Vargas: quattro apparizioni con la maglia del Gremio, un gol, prestazioni positive (eccetto quella contro l’Huachipato nella prima gara della fase a gironi di Libertadores) ed anche un gol con la maglia della Nazionale. Chi pare averci perso moderatamente è Calaiò, ma la scelta di venire a Napoli, consapevole di doversi sudare un posto che Cavani difficilmente mollerà, è stata sua. Una scelta di cuore, diremmo, di chi vuole giocarsi le sue ultime carte in una squadra che gli ha dato tanto. Chi pare averci rimesso molto, invece, soprattutto economicamente, è il Napoli: spesi poco meno di 15 milioni tra Vargas e Calaiò, di cui solo 12 sono andati nelle casse dell’Universidad de Chile per il cileno, probabilmente messo sul banco degli imputati troppo presto per prestazioni opache come quella mostrata da Calaiò ieri sera. 

Dodici milioni che sono andati in fumo, così, da un momento all’altro, vuoi per una gestione poco oculata del calciatore, vuoi perchè il calciatore stesso non è mai riuscito ad imporsi, ma che, in ogni caso non sono mai stati salvaguardati degnamente. Intanto adesso Edu sembra aver riacquistato la fiducia e la consapevolezza smarrite a Napoli, e chissà che in estate non si assista anche al suo ritorno. Al momento però, a Napoli, nulla è cambiato.

 

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