Una notte schizofrenica che non muta la propria autostima

308018_10200279747663535_1591258241_nIl gol acrobatico di Campagnaro ha posto il punto esclamativo su un momento chiave della stagione azzurra, affrontato, al di là di ogni previsione, con un atteggiamento enigmatico, imprevedibile, addirittura irritante. Lo sdoppiamento tecnico e mentale, innaturale e immotivato, della compagine di Mazzarri ha riesumato per diversi minuti uno spartito già visto negli anni addietro, caratterizzato da quell’incapacità latente di non riuscire ad esprimersi con tono autoritario sui campi più ostici e prestigiosi; di non essere in grado, insomma, di tenere il passo dell’attuale capolista. L’insolito luogo comune era crollato nelle settimane precedenti grazie al conforto di una striscia di risultati da spellarsi le mani, che consentiva ai tifosi di cullare qualunque ambizione senza dover sottostare alle rigide logiche numeriche. Tanta sicurezza, però, è stata mascherata improvvisamente da un velo notturno di incertezza. Una mise inadeguata, che neanche la clamorosa traversa di Cavani è riuscita a debellare come si deve. D’altronde siamo a Carnevale…ma patire così tanto no, non vale.

Per fortuna, l’intervallo ha restituito la giusta ossigenazione agli automatismi partenopei, privati anzitempo del granitico Behrami, ma ravvivati dal dinamismo del furetto di Frattamaggiore, vera chiave di volta di una ripresa in totale antitesi con quanto visto nella prima frazione (anche perché fare di peggio era impossibile). Un Napoli gagliardo, spregiudicato e volitivo, capace di mettere alle corde i laziali ormai alla canna del gas. Un Napoli che forse, in modo del tutto involontario, ha fatto proprio della momentanea schizofrenia la sua arma vincente, sollecitando Mazzarri nel proporre sperimentali manovre a trazione super-anteriore a discapito della retroguardia, apparsa in estrema difficoltà (De Sanctis su tutti) per tutta la durata dell’incontro. Un azzardo fruttuoso, che al triplice fischio ha accresciuto l’autostima del gruppo, in vista di un prosieguo di calendario, almeno sulla carta, decisamente più agevole, ed ha tenuto a debita distanza l’eventuale riproposizione della squadra diretta da Petkovic nella corsa allo scudetto. Tuttavia, certe flessioni inspiegabili non vanno assolutamente ripetute, altrimenti il 1° marzo si rischia di soccombere ancor prima di poter replicare.

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