Se le partite di Roma e Firenze si somigliano

529561_422719737811589_465138299_nIl pareggio d’alta classifica. Vizio o pregio? Se certe scelte sconvolgono il rendimento difensivo, se si ha timore di schierare Insigne più spesso (e dall’inizio), se non si ha il coraggio di affidarsi ai nuovi arrivi più rapidamente, pure il pareggio all’Olimpico diventa una delusione, nonostante raggiunto con grinta e carattere.

Se a questo ci si aggiunge lo stato di forma, piuttosto precario, di De Sanctis perduto fuori dai pali, e l’utilizzo incondizionato di Cannavaro, allora la delusione s’accosta al vizio ancora di più.

Ma c’è da guardare con più serenità, se il pareggio con la Lazio ha la stessa faccia, o quasi, di quello di Firenze di poche settimane prima. C’è da guardare con serenità se in mezzo arrivano punti e vittorie, risultati convincenti per un andamento da quasi due punti e mezzo a partita, da 17 punti in 7 gare, abbastanza per riavvicinare quella vetta che pareva smarrita.

Eppure, Roma e Firenze hanno avuto molte cose in comune. La necessità di entrambe di non perdere, di non finire dentro l’ennesimo capitombolo che avrebbe aperto una crisi senza via d’uscita. Lo stesso tipo di partita, col Napoli a inseguire lo svantaggio scaturito da un mezzo svarione, dopo il primo quarto d’ora regalato agli avversari, e poi, tutti gli undici, o quasi, dentro la metà campo avversaria, di quegli avversari, in fondo, intimoriti da un Napoli capace comunque di risvegliarsi e di reagire.

Roma e Firenze, due gare dove Insigne è entrato a partita in corso e ha cambiato volto al Napoli e alla difesa avversaria. Roma e Firenze, due gare dove Behrami è uscito, per ragioni diverse, liberando Inler e facendo sì che Hamsik formasse con lo svizzero quella linea mediana tanto tecnica che al Napoli serve come l’aria. Ma di Valon non si può fare a meno, come dell’Insigne sopra nominato. Allora, perché non rivedere assetti e misure, scelte e dinamiche? Perché non rivedere il senso di duttilità di una squadra? Soprattutto, perché non rivederlo prima delle partite, e non durante, per correre ai ripari e accontentarsi di un pareggio che potrebbe essere vittoria?

Pareggiare a Roma e a Firenze, in due gare molto simili, non è fare brutta figura, per carità. Ma far sì che queste partite si somiglino tutte, non impedisce che si possa fare, invece, bella figura?

Il Napoli suona una bella musica. Difetta soltanto negli “intermezzi”.

 

Sebastiano Di Paolo

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