E Rolando si stupisce: “Ma è sempre così il San Paolo?”

RolandoCorrere, señor: e prima ancora che il suggerimento arrivasse dall’alto, la richiesta è stata avanzata di slancio, perché troppo tempo è passato inutilmente e bisogna riprendere se stesso. Mister, posso?”. Correre, señor: e Rolando Jorge Pires da Fonseca, in arte semplicemente Rolando, stamani se ne va a spasso per Castelvolturno, una passeggiatina sino al campo, e poi tossine da bruciare e condizione da ritrovare, veleni da smaltire e muscoli da tonificare.

MA CHE FESTA! – Buongiorno, Napoli; e poi anche buona sera: con gli occhi spalancati per godersi la festa, con la sagoma autorevole che domina la panchina, con lo stupore dipinto nel volto nel cogliere i dettagli d’una festa nella quale Rolando sente d’essere un invitato d’onore, nell’attesa di partecipare attivamente. La prima volta è in un sabato pirotecnico, due reti in dieci minuti e in cinquantamila per un’ora e mezza a sfidare la pioggia, mica soltanto il Catania, aspettando la Juventus: il san Paolo è  ormai casa Rolando e l’eco assordante d’uno stadio innamorato pazzo per quella squadra introduce ad una domanda da chiedere spontaneamente, inevitabilmente, ai compagni d’avventura che gli stanno intorno. “Che spettacolo. Ma è sempre così?”.

SI RIPARTE – Sei mesi senza il campo, sei mesi sprecati, sei mesi consumati nervosamente in quel braccio di ferro con il Porto che però alla fine gli ha spalancato le porte di Napoli e di un calcio tutto da scoprire, restituendogli pure l’Europa, lasciandogli intravedere persino la Champions, lustrandogli l’umore e restituendogli l’onore evaporato in quel nulla nel quale s’era trovato a galleggiare. Ma sì, correre, e tanto, e anche subito, divorando i chilometri smarriti, allenandosi per introdursi definitivamente nel codice-Mazzarri, dopo aver spiegato con dovizia di particolari, dinnanzi alla lavagna e sul tavolo nel quale venivano spostate le monetine, che in quel meccanismo collaudato dei tre c’è la capacità di giostrare nel centro-destra, in mezzo o anche nel centro-sinistra.

LA BACHECA – Lo scudetto ce l’ha: e anzi, ce ne sono tre. E la coppa di Portogallo pure: sempre. Ha pure la Supercoppa: ancora tre. Ma per chi non lo sapesse, e magari avesse voglia di scoprire come si fa a conquistarla, c’è anche l’Europa League, afferrata nel 2011 nell’anno del triplete, poi arricchito dal poker con la Supercoppa portoghese dominata contro il Vitoria Guimares grazie ad una doppietta di Rolando.

LUI LI CONOSCE BENE – E allora, correre: perché il campionato prosegue e poi arriverà il Viktoria Plzen, e poi ci sarà da guadagnarsi la conferma, trasformando quel prestito da un milioni di euro in riscatto definitivo a sette milioni. E allora, Rolando, un colosso che potrebbe trasformarsi in un kolossal, perché dopo aver visto da vicino Radamel Falcao, l’amico di così tante serate con il Porto, stavolta il destino gli ha concesso Edinson Cavani e la possibilità dunque di sciscerare quei due fenomeni e di metterli a confronto.

CASA E CAMPO – I primi test sono stati sufficienti per confermare ciò che ognuno sapeva: ma ora, dopo un semestre in bianco, si può rapidamente riconquistare la forma smagliante che ne ha fatto un simbolo del Porto di André Villas-Boas e un sosia di Ricardo Carvalho. Correre, dunque: per tornare ad essere semplicemente Rolando Jorge Pires da Fonseca, per ricominciare a provare emozioni. Per sentirsi il top player che appena un anno e mezzo fa valeva quindici milioni di euro. Il talento non si svaluta così rapidamente: e allora, correre.

Fonte: Corriere dello Sport

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