C’era una volta un bambino di nome Edinson…

L’amore di Edinson per il calcio nasce presto, prestissimo.

Forse è nato con lui, di sicuro è cresciuto insieme a lui, in maniera esponenziale, di anno in anno, allenamento dopo allenamento, fino ad ergerlo ad idolo del San Paolo e top player oggetto dei desideri dei club di mezza Europa.

Il piccolo Edinson è un bambino di modeste origini, beneducato e garbato, cresciuto in un’umile e semplice, ma più che stimabile famiglia, nato con il calcio nel sangue.

Papà Luis è un calciatore soprannominato “el gringo” e anche suo fratello Guglielmo è un calciatore, anche lui è un attaccante.

Così il piccolo Edinson cresce coltivando l’amore per il calcio, in maniera spontanea, naturale, percorrendo, un passo dopo l’altro, il sentiero tracciato nel suo destino.

Mentre suo padre si allena con la sua squadra, il piccolo Edinson corre intorno al campo e non si ferma finché non cade addormentato al suolo.

Un ragazzino tranquillo, semplice. Capace però di trasformarsi quando cominciava a dare i calci a un pallone per le strade di Salto: allora diventava terribile. Io per lui sono sempre stato il fratello grande da cui farsi proteggere quando combinava qualche guaio. – Ha raccontato in una recente intervista suo fratello GuglielmoCome quando rompeva i vetri delle finestre o danneggiava le auto con le sue pallonate. Spiegai a un dirigente che c’era Edi che aveva il calcio nel sangue e lui gli fa fare dei provini: al terzo allenamento decisero di ingaggiarlo perché aveva convinto tutti. In un anno conquistò la prima squadra e la convocazione nell’Uruguay giovanile. Edi ha nella testa e nel cuore l’arma in più: è un generoso, uno che vuole fare gol ma vuole soprattutto vincere.”

Abituato da sempre a giocare a calcio, il dodicenne Edinson viene inserito nelle giovanili del Danubio, un club storico di grande rilievo dove viene soprannominato “El Botija” (il bambino) per il suo fisico esile e longilineo e nel 2006, durante la Coppa Carnevale, viene adocchiato da molti club italiani ed europei e nel 2007 viene portato in Italia dal Palermo che, per 4 milioni di euro, ne acquista il cartellino.

Da quel momento in poi, la carriera di Cavani è stata un’inarrestabile ascesa verso “l’Olimpo degli Dei”, seppur, durante il suo cammino, di ostacoli e di tortuose insidie il Matador ne ha dovute osteggiare svariate, ma se è riuscito a diventare il calciatore che è oggi, quel bambino cresciuto a Salto, può reputarsi fiero del suo operato.

Al contempo, insieme ad “Edinson calciatore“, cresceva e maturava anche “l’altro Cavani”: l’uomo generoso ed ammirevole che tutti stimano e rispettano.

L’uomo Edinson ha erudito ed alimentato la sua anima, affinando l’amore per Dio e solidificando la sua fede: “Esisto e per qualche ragione esisto e per qualche ragione sono stato “illuminato”ed è quella “luce” che mi permesso di segnare in ogni mio esordio. E’ stato fondamentale per me conoscere Dio, Gesù e da quel momento ho imparato a dimostrare quell’amore che lui ha per noi. – Ha raccontato Cavani nel corso di un’intervista – La fede rappresenta un sostegno molto importante nella mia vita, perché è la dimostrazione che è Dio a regalarci i momenti felici che viviamo e le belle emozioni che sentiamo. Molti pensano che diventare un calciatore voglia dire toccare le stelle, che non ti manca niente e che puoi dare tutto alla tua famiglia, ma il calcio non è tutto nella vita, ti da tanto, ma ti toglie tanto. La Fede mi ha portato ad essere un calciatore e ad avere una vita tranquilla, è stato il Signore. La fede è un’ attitudine, è un modo di essere ed io sono così”.

Quando Cavani alza le mani verso il cielo significa che ringrazia Dio dell’opportunità che gli ha dato, cioè quella di fare gol o comunque di essere in campo.

Quando poi vede i tifosi presenti allo stadio che emulano il suo gesto alzando tutti le mani al cielo, per lui è il più grande ringraziamento che possa mai ricevere.

La fede che ha Cavani in Dio è come la fede che hanno i tifosi napoletani per la loro squadra.

Dio, la famiglia e il calcio.

Questo è il sale che condisce la vita di Edinson.

A lui non occorrono altri strumenti per ricercare la felicità, non necessita di altro per sentirsi un uomo ricco.

E sono proprio quei valori che costituiscono l’essenza della sua anima a rendere Edinson un uomo, un padre, un marito, un figlio e un fratello esemplare.

Il ragazzo che vediamo scendere in campo per regalare a noi tifosi napoletani un sogno, rappresenta per sé stesso il sogno realizzato di una vita da campione, di un campione nella vita.

Luciana Esposito

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