Elogio a Marek: scugnizzo di Banska Bystrika, adottato da Parthenope

312403_450362111683676_1073254322_nQuella di scena al Tardini di Parma è la domenica da sogno per rendere terreni i sogni azzurri.

Il Napoli sogna l’impresa da sogno, eppur quanto accade non è un sogno, bensì una realtà più emozionante di un sogno, proprio perché è autentica, palpabile, concreta.

Questo Napoli, ormai, non si può più definire una chimera, ma piuttosto una solida conferma del calcio italiano.

Il Napoli non è l’anti-Juve, oggi ha confermato e sottolineato di essere il Napoli.

I prodi guerrieri azzurri battono il Parma tra le mura casalinghe, impresa che nessuno, proprio nessuno, era riuscito ancora a conseguire e, così, portano a casa 3 preziosissimi punti che consentono di balzare a ridosso della Vecchia Signora e di fargli sentire il soffio passionale e caloroso del tanto acclamato Vesuvio sul collo.

Il Napoli ora è lì, a -3 dalla Juventus.

Ad aprire le danze, ad afferrare con le mani il sogno azzurro e strapparlo via dal mondo dell’effimera fantasia, per ancorarlo saldamente nel mondo terreno, conferendogli concretezza, inconfutabilità, veemenza e materialità, ci ha pensato quel numero 17 che, a dispetto della smorfia napoletana, costituisce “la fortuna” di questa squadra.

E lo ha fatto, ancora una volta, per l’ennesima volta, dispensando palloni partoriti dal suo acume di giocatore sopraffino, illuminato ed ispirato da un’intelligenza tattica che lo erge ad “Einstein del calcio moderno“.

Si lui, proprio lui, ancora lui: Marek Hamsik.

E’ lui a portare il Napoli in vantaggio servendo al Parma la sua specialità, la pietanza più indigesta per le malcapitate difese avversarie, l’arma più funesta ed infima con la quale sa infliggere il colpo letale agli avversari: l’inserimento.

La sua cresta taglia a fette le difese, le sorprende, le disarma, le sguarnisce, le elude e lo fa con minuziosa e geometrica precisione, guidato ed ispirato da una semplice, scarna, essenziale, primitiva, ma raffinata ed eccelsa classe.

Nulla può l’avversario al cospetto del diamante più prodigioso e pregiato incastonato sulla corona di re Marek.

Ma Marek non è solo inserimenti, assist, dedizione, abnegazione, sacrificio tattico e smisurata, pregevole, inestimabile tecnica.

Marek è soprattutto cuore.

Umile, schivo, timido, fuori dal campo, ma sempre pronto, dopo un gol, a dare libero sfogo alla sua fame, alla sua grinta, al suo orgoglio partenopeo di scugnizzo di Banska Bystrika, cresciuto in Slovacchia, ma adottato da Parthenope e stregato dalla passione azzurra che, ormai, ne inonda il cuore e ne infervora l’anima.

Anche oggi, dopo aver confezionato una nuova, opulenta perla di rara beltà, confezionando un gol sopraffino nella sua semplicità, intriso di minuzioso ed impeccabile pregio, battendosi la mano sul petto, più e più volte, Marek ha incarnato, onorato e omaggiato quell’orgoglio partenopeo che appartiene a tutti coloro che amano la maglia azzurra.

E’ l’orgoglio di Marek. E’ l’orgoglio di Napoli e dei suoi figli.

Questi sogno gli eroi che attraverso le loro strenue ed intrepide gesta concorrono a conferire tangibile concretezza ai sogni di gloria azzurri.

E sono questi uomini, umili, temerari armigeri del calcio moderno che legittimano il popolo azzurro a credere che è tempo di slegarsi le ali dalle caviglie per vivere con i piedi ben saldi per terra, perché è su questa terra, all’ombra del Vesuvio che Marek e compagni stanno dando corpo ad una superlativa realtà.

Luciana Esposito

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