“Salutiamo cu cori i cumpari” e andiamo avanti…

“Mai noiosa, mai noiosa la mia vita insieme a te, com’è bello sostenerti la domenica alle tre!”

Questo si è cantato in curva senza sosta.  E come biasimarli, visto che ormai le partite di domenica pomeriggio sono così rare che la sera prima ci chiediamo a che ora si debba arrivare allo stadio. Siamo bravissimi a prendere appuntamento quando le partite sono di sera, ma per quella delle tre tentenniamo un attimo.

Fortunatamente facciamo bene i conti e ci ritroviamo da soli sugli spalti vuoti, pronti a difendere con le unghie e con i denti le file di posti per tenere compatto il gruppo. Solita tarantella all’ingresso con la steward che mi controlla ovunque, trovando stavolta qualcosa che non va e mi fa entrare dentro con un pezzo in meno. Un pezzo che di solito è sempre entrato con me. E che puntualmente chi è venuto dopo di me, aveva con sé senza essere sottoposto a sequestri di persona. Faccio notare alla steward che qualsiasi cosa, anche di venduto dentro, anche abusivamente, può diventare un oggetto contundente. Lei mi dice di denunciare a “De Laurenti” se dentro vendono abusivamente qualcosa, come se fossi l’unica a saperlo! Io, dopo aver riflettuto su chi fosse De Laurenti, le faccio notare che loro sono preposti a questo ed è facile delegare a noi che, tra le altre cose, in curva ci dobbiamo comunque tornare tutte le domeniche. Comunque, evito il Daspo anche stavolta, e pure saggiamente visto che la pioggia mi stava entrando fin dentro alle mutande. E non era una bella sensazione.

Una volta sugli spalti, la pioggia continua a cadere imperterrita. Una signora arriva con quattro impermeabili. Tutti tenuti in mano e lei completamente bagnata. Un altro invece riesce ad entrare  bello asciutto e magicamente con l’ombrello, attirando tutta la mia invidia. Un’altra ancora pulisce meticolosamente il sediolino con giornali e fazzoletti, salvo poi dover rifare tutto perché aveva sbagliato sediolino. E dopo averne ripulito un altro, doverlo ri-rifare perché la sottoscritta ci passa col piede sopra.  Scene da partite bagnate. Ma partite fortunate.

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Nel pre-partita non possiamo non ricordare il nostro amico a casa con due costole rotte. Lo chiamiamo e lo rassicuriamo che gli abbiamo comunque tenuto il posto  mettendoci sopra una costoletta di maiale. Lo prendiamo un po’ in giro immortalandoci mentre imitiamo la sua mitica caduta all’indietro. Lo ricordiamo nei suoi momenti migliori, quando con già due costole rotte si è piegato in avanti per dimostrare a tutti che stava bene. O forse ha finito di fratturarsele proprio in quel gesto inconsulto. Chissà! Gli gridiamo “Forza Napoli” e gli diamo appuntamento alla prossima in casa.

Il pre-partita è anche un punto sul calcio mercato. Soprattutto quello degli altri, con il pensiero ai due ex che stiamo per rivedere. Tutti vorremmo rivedere un assist di Aronica per Cavani e uno dei tanti cross nel vuoto di Dossena. Saremo delusi sia per il primo che per il secondo, pur non rimpiangendo né l’uno né l’altro. Anche se una differenza c’è stata. Totò, prima del fischio d’inizio porta una maglia sotto la curva con su scritto “Non vi dimentico”, Dossena non alza neanche la manina per salutarci. Gli applausi del pre-partita, diventano per lui fischi in un paio di occasioni, per poi diventare di nuovo applausi, ma per tutto il Palermo, a fine partita.

Si fa facile ironia sul capellone in maglia rosa. Qualcuno lo prende per la sorella di Balotelli, qualcun altro lo chiama Naomi Campbell, qualcun altro ancora scava dal cascione un Terence Trent D’Arby prima maniera, subito ribattezzato Terence Tent’anni. Tutti d’accordo, comunque, nel suggerire a Zuniga, inizialmente in difficoltà, evidentemente distratto da “bellicapelli”, di fermarlo con un plateale strascino.

Al quarto minuto di gioco, c’è chi, abituato bene dall’ultima, si lamenta per non aver visto ancora un goal. E a dirla tutta, ne avremmo potuto anche vedere uno, ma di Dossena con la maglia sbagliata. Sarebbe stata una beffa bella e buona. O una giustizia divina. Stavolta il Napoli carbura lento, Hamsik sbaglia qualche passaggio di troppo, ma qualche saggio alle mie spalle ricorda che anche nelle partite in cui sembra sia assente, Marek ci regala qualcosa. Il capitano pare lo abbia sentito e allora  dipinge un cross preciso sulla testa di Maggio, lasciato solo davanti alla porta. Mette dentro il suo terzo goal in tre giornate e s’inchina alla curva, come ai vecchi bei tempi.

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Ma il capolavoro deve ancora arrivare e sarà di un Inler da 26 in pagella, come suggerisce qualcuno. Al centrocampo ha dovuto fare gli straordinari, sostenendo un Behrami in diffida che, seppur con una grande prestazione, tira saggiamente dietro il piedino in più occasioni per evitare bestemmie toscane. Ma appena ha avuto l’occasione, la strada libera, la porta davanti, non ci ha dato neanche il tempo di gridare il solito “tiiiiira!” che la palla era già dentro, alle spalle di Ujcani. Il portiere aspettava ancora il tiro, noi abbiamo solo visto Inler che festeggiava. Una sassata dalla traiettoria terribile. Intorno a me sento dire cose che voi umani non potreste neanche immaginare. Io perdo il chewingum da bocca in una scena impietosa per gridare il più forte possibile, qualcuno grida: “Uah! Ih! C’ scaldabagno!”, qualcun altro più cineasta, in onore alle recenti nomination agli Oscar, commenta : “Effetto speciale, come nei migliori film di Spielberg”. Sta di fatto che tiri così, come dice qualcuno, non li vedevamo dai tempi di Magoni!!!

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Poi tante cose belle. Io prevedo che al terzo goal, possa entrare anche Insigne Jr, non immaginando non solo di aver ragione, ma anche che l’opportunità gliela da’ proprio il fratello. E vederli insieme correre al San Paolo un po’ emoziona. La curva A da’ del “lei” al Presidente, invitandolo ad investire. La curva B  saluta i palermitani chiamandoli cumpari. Tante noccioline in circolo, tantissime nel cappuccio di quello davanti. Due  alle mie spalle che per tutta la partita non si sono risparmiati in commenti e in conversazioni adatte al luogo, egregiamente  paragonati a “Mughini e Pistocchi”. Ho sentito un boato al primo goal, uno al secondo, uno al terzo. E uno al quarto. Quello del Parma. Credo l’abbiano sentito anche a Parma. E anche se fosse stato meglio far perdere qualche punto alla Lazio, vedere la Juve a-5, o -3 sul campo come crediate sia più giusto, ha un non so che di gustoso.

Tornando a casa ripensiamo al goal sbagliato da Cavani, non perché non riusciamo a goderci una vittoria o perché dobbiamo criticare sempre. Ma perché ci è venuta in mente una contorta e romantica giustificazione. Il suo centesimo goal in magli azzurra, il Matador, lo vuole festeggiare come si deve. E contro il Palermo non avrebbe potuto, per rispetto di una sua ex squadra.

Dite che siamo pazzi? Forse si. Anzi, sicuramente si. Ma diffidate da chi in questo mondo dice di non esserlo.

 

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