L’esodo degli argentini, controtendenza di un nobile passato

campagnaroIn principio fu Diego Armando Maradona a consolidare il legame fortissimo tra Napoli e l’Argentina, due posti del mondo così diversi e distanti eppure con tantissimi punti in comune. In primis l’amore viscerale per il calcio, quello che ti cambia la vita da ambo le parti, sia come tifoso che come giocatore. Poi la grande povertà ed anche delinquenza nei quartieri, che invadono il tessuto sociale fino alle generazioni più giovani, che spesso si rifugiano proprio dietro ad un pallone di cuoio per cercare di cambiare e dimenticare i propri grandi problemi. L’arrivo sotto l’ombra del Vesuvio del Pibe de Oro, con alle spalle un passato disagevole con il sogno di diventare un fuoriclasse del pallone, ha sicuramente rivoluzionato il rapporto tra queste due terre passionali, incentivando i giocatori argentini a prendere ancor più in considerazione un eventuale trasferimento in Italia e soprattutto al Napoli, per calcare l’erba dello stadio del più grande giocatore di tutti i tempi e magari scrivere un pezzetto di storia negli annali dello stesso club. Tanti se ne sono avvicendati negli ultimi venti anni nel post Diego: il difensore Roberto Fabian Ayala nazionale argentino, il compagno di reparto Facundo Quiroga sfortunato ad iniziare la sua avventura in maglia azzurra nel momento più critico del Napoli pre fallimento, il mediano Claudio Husain, Mauricio Pineda o il talentuoso trequartista Luciano Galletti. Una nota a parte per Roberto Carlos Sosa, ariete partenopeo che ha vissuto anni splendidi con la maglia azzurra, chiudendo proprio a Napoli la sua carriera prima di tornare in patria, sentendosi ormai un cittadino partenopeo a tutti gli effetti così come i suoi figli e l’intera famiglia. Toccantissima l’ultima gara disputata al San Paolo, condita da sentite lacrime ed un giro di campo con una meritatissima standing ovation. Pur essendo giocatori molto diversi così come le loro storie, sono stati tutti accomunati da un grande amore per la maglia partenopea, lasciata soltanto per decisioni del club sotto l’ombra del Vesuvio che non ha vissuto un bel momento, dovendosi privare di molte pedine importanti per fare cassa.

Un altro step nel rapporto tra Napoli e l’Argentina l’ha segnato sicuramente Ezequiel Lavezzi. L’attaccante, tutto genio e sgregolatezza come il suo mito Maradona, all’arrivo a Castelvolturno era goffo, fuori forma ed impacciato per poi evolversi completamente nel giro di quattro anni diventando un giocatore invidiato da molti, beniamino indiscusso dei tifosi partenopei che lo hanno sempre sostenuto nonostante i continui colpi di testa. Una storia che ricorda in molte cose quella del Pibe con fughe in discoteca, vita in parte dissoluta fatta di ritorni a casa all’alba prima di gare importanti, donne, vestiti firmati ed eventi mondani prima della “redenzione”: il successo dev’essere sempre e comunque coltivato, anche quando sai che l’affetto dei supporter prescinde da tutto. E’ stato proprio questo il risvolto della medaglia: se per i suoi predecessori l’ossesione dei sostenitori era quasi un vanto, un grande sprone, per Lavezzi era una prigione. Col passare del tempo ha abolito le uscite pubbliche e le serate in discoteca alla ricerca di una privacy che ormai non esisteva più, o forse, non aveva mai coltivato abbastanza. Da lì la richiesta della cessione, approfittando della sua stagione migliore e di un’offerta stellare del blasonato Paris Saint Germain che copriva al meglio la cifra pattuita dalla clausola rescissoria sul suo contratto. Da qui, sembra si sia ufficiosamente sgretolato il bellissimo rapporto tra l’Argentina ed il Napoli: altri due giocatori infatti, sembrano essere in partenza entro il prossimo giugno, Hugo Campagnaro e Federico Fernandez. I difensori, hanno quasi concluso la loro avventura partenopea fatta di alti e bassi ma anche di tante emozioni vissute con un gruppo davvero splendido. Nonostante ciò però, sembra che la maglia azzurra non abbia più lo stesso fascino per gli argentini che la lasciano senza pensarci troppo, a favore di squadre che possano magari appagare meglio le loro richieste economiche o lasciarli giocare qualche minuto in più. I tempi sono cambiati, così come sappiamo che ormai le bandiere nel calcio non esistono più. Stesso discorso per i ragionamenti fatti con il cuore e non con la “tasca” ma una cosa è certa: nonostante i giocatori che si alterneranno e che andranno via, il legame tra Napoli e l’Argentina è e sarà sempre quello che porta il nome di Diego Armando Maradona.

Alessia Bartiromo

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