Napoli-Pes-carso 5-1 o Pomeriggio Cinque

Sotte lo sputacchiamento divino le avverse lievitavano dallo spoglioso; strisciati comparivano sul distinto e sulla curvata; Insignito sullo scalo era occultato dallo scapolo di Waiasso, mentre il suo viso mostrava uno smorfio di tensione.

Il pubblicato si accartocciava nei piumosi michelin mentre ad intervallanza di tre metri spuntavane pani a cocchia aperti per fare ospitanza al companatico e chiusi con un’altra fetta di pano inabissate nell’oleanza sott-aciuta. Un lignasanto oggetto di sciacquanza sotto il pioggesco radioattive completava lo snaks della prima domenicale d’Avvento.

Fischità alla bocca e l’arbitrio, libero di errare a favoranza azzurresca, urlava a Mazzarri di ingasare il pulsantino sul suo swatch; Werther obbediva, il partitozzo poteva inaugurarsi.

Pierin capiva tosto che il pomeridiano era di quelli atroci, e nemmeno la garbanza di permettere il deglutizio del suppo-ster al penultime morse del merendo, che Inler piazzava il rotondo dietro il midollo del gioventù abbruzzato.

Scorsi altri 5 minuti e altrettanti litri d’acqua dal cielestiale, e Hamsik, immobilizzate la difensività pescasserolese con un sorrise altamente erotico non ripreso dal telecamero, scarabocchiava il cuoio e lo cestinava per un duplicato.

Oramai non c’era più parvenza di incontro, il Pes-carso si consegnava al power celeste, e Cavani si assicurava il Primo Mobile del Paradisiaco grazie alle Grazie di cui faceva oggettanza l’estremo untore Pierin.

Intanto Mestizia si faceva oscurare da un vigoroso normanno, e il match da chiuso che era divenne aperto al risultate e al bestemmiamento.

Secondo tempo. Uno squadre squadrata era sul parallelepipeto verdoso. Il Mattodoro incrociave i gambeschi e sfilava nell’areoso, veniva toccato. Rigore ed espulsione per atto osceno in luogo pubblico.

L’Uru-guaio trasforme il penaltì, poi religiosescamente decide di battezzare anche il legno; lo battezza e lo predica, che il pallo poi voglia accoppiarsi con la rete, son particolarismi trascurabili. Comunque è doppiettità.

Chiude lo scontrino ancora una volta Inler, che batte di nuovo cassa e ribattezza il legnesco già battezzato. Anche per lui doppianza, mentre per noi tutti è state un bel Pomeriggio Cinque.

Carlo Lettera
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