E tra fulmini e saette, arrivò la Primavera…

E io lo devo scrivere. Devo assolutamente farlo.  Devo scrivere di questa piccola incursione infrasettimanale da “ragazza della curva B in trasferta”. In trasferta sia come campo che come settore. Dal San Paolo allo stadio Bisceglia di Aversa. Dalla curva alla tribuna. Stampa. Ebbene si. Stampa.

Ma partiamo dall’inizio.

Mi chiamo Deborah, ho 31 anni e non vedo una partita live da un campo di calcio da sabato 17 novembre. Napoli- Milan. Quel Napoli-Milan. E allora appena mi viene data la possibilità, interrompo un’astinenza deleteria e vado a vedermi gli azzurrini. Coppa Italia contro la Lazio.

Primavera in campo, bufera fuori. E già qui i primi problemi. Come nelle migliori partite giocate in settimana, faccio le mie belle ore di lavoro, saluto tutti appena scatta l’ora X e corro verso gli spalti. Peccato che l’asse mediano questa volta sembra una cascata del Niagara e allora mi armo di remi e pazienza e riformulo: faccio le mie belle ore di lavoro, saluto tutti appena scatta l’ora X e NUOTO verso gli spalti.

Se solo sapessi dov’è lo stadio! E allora mi armo di dialettica, mi fermo per chiedere informazioni ogni due minuti e riformulo: faccio le mie belle ore di lavoro, saluto tutti appena scatta l’ora X e mi avvio nella zona in cui dovrebbero esserci gli spalti dello stadio.

Prima fermata: un tarallificio/panetteria che conta i danni fatti dal vento all’esterno del suo negozio. Appena mi vede, una bella signora robusta, paesana e con grembiule appena usato per asciugarsi le mani corre verso la mia auto. Io cerco di dire che mi serve un’informazione, ma lei mi sovrasta con un bel: “ Vulit’ nu bell’ turtaniell’ caldo caldo?” Mi viene da ridere. Mi scuso immediatamente per non urtare la sua suscettibilità e le dico che purtroppo volevo solo un’informazione. Ma lei mi dice che non esiste uno stadio ad Aversa. Storco il naso e immaginando un bel turtaniello caldo scivolare nel mio stomaco per poi posarsi sui miei fianchi, continuo la ricerca.

Seconda fermata: un tizio che mi risponde che sì, conosce alcune  cose di Aversa, ma lo stadio gli manca. Cerco d’interpretare la risposta. Me la faccio andar bene così com’è e proseguo.

Terza fermata: quella buona! Una bionda signora, felicissima di essere utile ad una povera donzella in astinenza da calcio come me, mi indica la retta via…per l’ippodromo. Arrivo nella strada indicata dalla tipa e mi trovo in Piazza Varenne. Di solito non sono così perspicace, ma questa volta capisco subito che c’è qualcosa che non va. E’ vero che i nostri ragazzi sono dei puledri di razza, ma che io sappia giocano a calcio in un campo di calcio. Insomma, sarei voluta tornare indietro e avvertire la signora dell’errore. Che così, magari, al prossimo malcapitato gli va’ meglio! Ma è tardi, la partita è quasi cominciata e io devo raggiungere quello stadio.

Quarta fermata: due tipi fuori ad un bar, uno sulla cinquantina e un altro sulla settantina. Gente d’esperienza che sa come indicare una strada ad una donzella in astinenza da calcio come me. Il meno giovane mi fa: “Lo stadio di Aversa o quello di Lusciano?!”. Giuro che stavo per cedere. Aversa o Lusciano? Lusciano o Aversa? Mi esce un: “Quello in cui gioca la Primavera del Napoli”. Il più giovane s’illumina e quasi mi chiede un passaggio. Per fortuna non lo fa – mi sarei trovata in grossa difficoltà – ma mi dice di andare sempre dritto e lo trovo. Per fortuna dopo il “sempre dritto” ho invece trovato un’indicazione  a sinistra con scritto “stadio comunale”.

Insomma, un’avventura fantastica. E il meglio doveva ancora venire. Una partita in discesa per il Napoli con un finale incandescente. Noi finiamo in 9, loro in 10. 3-1 per noi con goal di Novothny, Savarise e Allegra su rigore. Insigne fa vedere qualcosa, Tutino impressiona, Fornito pure, sulla fascia sinistra un Nicolao che fa ben sperare. Che sia la volta buona su quella fascia maledetta! A seguire la partita accanto a noi due giornalisti di “La Lazio siamo noi”, o almeno così mi pare. Uno dei due è di accento nostrano. Purtroppo. Gli dico che c’è di peggio in giro, ma anche essere tifoso della Lazio non è proprio bello. Sugli spalti con noi c’è anche Bigon. Chiaro che la prima cosa che mi viene in mente di dirgli è di comprare giocatori seri a gennaio, ma desisto. Mi voglio godere i giovani in campo. Oggi i protagonisti sono loro. Anche se…nominare Zuniga quando si assiste ad un balletto simile al suo è quasi d’obbligo. Quasi d’obbligo suggerire al giovane di imitare anche altre cose dei grandi. Che i grandi non sempre hanno ragione.

Torno soddisfatta. E con la speranza di poter rivedere presto molti di questi giovani talenti anche in prima squadra. Mi metto in auto e questa volta cerco di non perdermi. Anche se…una sosta dalla signora del tortaniello caldo caldo…

 

 

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