Edu Vargas, una dozzina di milioni seduti in panchina

Lo specchio di una situazione che non può passare inosservata è tutta nei cambi di Napoli – Milan: Allegri è sotto e, per recuperare la partita, inserisce Pazzini e Robinho. Mazzarri vuole vincere, dopo il pareggio di El Shaarawy, e mette dentro Vargas. L’unico attaccante in panchina a disposizione, considerando l’infortunio di Pandev. L’antifona è chiara. Come l’equivoco di nome Edu. Un equivoco da 12 milioni di euro.

Sì, proprio così: dispiace per questo giovane talento, giunto a Napoli accompagnato dalla luce brillante delle stelle, e poi gradualmente scivolato ai margini di un progetto tecnico che, a onor del vero, lui stesso non è riuscito a invertire. Finora, Eduardo Vargas detto Edu, 22 anni di Santiago del Cile, è stato soltanto una ventata di fama sudamericana mai trasformata in realtà napoletana. E quel che di lui avevano saggiato i membri dello staff di mercato del Napoli, dal vivo e in video, è rimasto all’aeroporto della capitale cilena.

Sia chiaro: è impensabile che un calciatore arrivato alle spalle di Neymar nella classifica del Pallone d’oro sudamericano sia un bluff. Troppo strano. Però nel Napoli è altrettanto fuori discussione che, al di là del talento emerso in allenamento, e della tripletta contro i modesti svedesi dell’Aik Solna, Eduardo detto Edu non abbia prodotto altro. Un impatto tremendo, con il calcio italiano: da indiscusso idolo cileno, a panchinaro azzurro. Ed è forse il trauma ad averlo penalizzato così.

Fatto sta che Mazzarri, sin dall’estate, aveva chiesto un altro attaccante: domanda senza risposta. O meglio, domanda con risposta ovvia, se consideriamo il caso con gli occhi del club: Vargas è costato 12 milioni di euro e, prima di sconfessare un investimento del genere, è chiaro tutelare il giocare dandogli fiducia e credito. Non fa una grinza, dal punto di vista manageriale. Le ragioni tecniche, però, impongono altre scelte. E allora, palla a Vargas: spetta a lui, fino a gennaio, avvalorare l’una o l’altra tesi. Altrimenti, per il bene suo e dell’investimento, sarebbe preferibile girarlo in prestito, così da cercare continuità preziosa per l’esperienza e la serenità, e consegnare a Mazzarri un’alternativa già pronta.

Fonte: Il Corriere dello Sport

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