Aurelio, se non ora quando?

Un viaggio andata e ritorno per l’inferno: è quello che ieri pomeriggio ha avuto il Napoli per protagonista allo stadio Luigi Ferraris di Genova. Per ben due volte passata in svantaggio, la compagine di Walter Mazzarri negli ultimi dieci minuti a disposizione ha prima pareggiato con Cavani, poi fatto sua l’intera posta con Hamsik e infine ha trovato addirittura il tempo per legittimare il risultato con Insigne.

GLI ERRORI ESTIVI PESANO-  La due vittorie consecutive in rimonta ottenute dagli azzurri in appena tre giorni, hanno restituito entusiasmo e voglia di lottare per traguardi importanti sia alla tifoseria, sia (soprattutto) alla squadra partenopea. Riccardo Bigon e Aurelio De Laurentiis purtroppo la scorsa estate si sono resi protagonisti di una campagna acquisti mirata ma poco entusiasmante e soprattutto incompleta: la logica avrebbe imposto di ripartire dalla difesa, reparto che la scorsa stagione è stato il vero tallone d’Achille della squadra, e invece è arrivato solo l’esperto Gamberini. Il centrocampo è stato irrobustito con l’arrivo di Behrami, ma ha perso il dinamico Gargano che colpevolmente non è stato sostituito. Non sarebbe stato meglio cautelarsi con un Maresca o un Migliaccio (giusto per fare due nomi) prelevati dalla Samp e dalla Fiorentina per pochi spiccioli? La società e Mazzarri invece si sono fidati di Donadel e Dzemaili, ma il primo è semplicemente imbarazzante se schierato su un qualsiasi rettangolo verde e il secondo non è un mediano ma una mezz’ala. Per quanto concerne il reparto offensivo è stata commessa la stessa leggerezza: portare qualche mese fa all’ombra del Vesuvio un degno vice-Cavani sarebbe stata cosa buona, giusta e sensata. Non acquistare un’altra prima punta per paura di oscurare definitivamente Edu Vargas (che intanto è comunque messo in ombra da Pandev, da Insigne e soprattutto da se stesso) si è rivelata una mossa poco coraggiosa e autolesionista.

L’ULTIMO SFORZO-  Nonostante qualche dolorosa battuta d’arresto il Napoli continua comunque il suo percorso di crescita ed è ormai entrato a far parte in maniera stabile dell’elite del calcio italiano grazie ad un presidente lungimirante, una società organizzata, un ottimo allenatore, una squadra solida, un grande campione come Marek Hamsik e un fuoriclasse immenso come Edinson Cavani. Ma agli azzurri però manca ancora qualcosa in rosa per fare il salto di qualità definitivo: la Juventus lo scorso 20 ottobre ha avuto la meglio sui partenopei anche grazie ai ricambi di qualità (ad esempio Caceres per Asamoah) di cui invece Mazzarri non dispone.

Basterebbe davvero poco in sede di mercato per trasformare un’ottima squadra come il Napoli in una reale candidata per lo scudetto (in grado di non perdere punti preziosi contro Catania, Torino e Atalanta). Non farlo sarebbe un delitto. Presidè, se non ora quando?

Marco Soffitto

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