Mazzarri fa 150, ma per festeggiare conta solo vincere

Festeggiare un traguardo così importante che permette di avvicinare un’istituzione del calcio partenopeo come Pesaola dovrebbe avvenire in un clima decisamente più idilliaco di quello vissuto nell’ultimo periodo da Walter Mazzarri e i suoi uomini. All’inizio di stagione da rullo compressore ha fatto seguito una striscia di incontri poco esaltanti che ha allontanato gli azzurri dal vertice del campionato; per non parlare, poi, dell’Europa League, manifestazione poco affascinante per i vertici societari del club, affrontata, fino ad ora, con l’utilizzo esclusivo delle cosiddette riserve. Al giro di boa di un girone non proprio irresistibile, il Napoli è costretto a ricorrere a una buona dose di titolari per non compromettere la qualificazione al turno successivo ed evitare una bocciatura europea che mal si sposerebbe con l’imprevedibile exploit in Champions di appena un anno fa.

Centocinquanta presenze (118 in Serie A, 9 in Coppa Italia, una in Supercoppa italiana, 8 in Champions League e, stasera, 14 in Europa League) su una panchina così rovente, nel bene e nel male, non è da tutti. Serve una tempra fuori dal comune per gestire gli umori della piazza, i cali di tensione del gruppo di lavoro e le letture tattiche a partita in corso. Da quel pomeriggio umido contro il Bologna al gelo shock della sfida col Torino, il tecnico di San Vincenzo ha vissuto un’esperienza esaltante che, molto probabilmente, nemmeno lui immaginava. Le prestazioni maiuscole e i traguardi al di sopra delle aspettative sono stati in grado di corroborare la sua filosofia malgrado una buona dose di scetticismo fisiologico proveniente da diversi ambienti, incluso quello di competenza. Prima che la stanchezza e la voglia di staccare la spina prendano il sopravvento, Mazzarri continuerà per la sua strada al fine di regalare altre gioie al pubblico napoletano. Nonostante tante difficoltà, quindi, ripartire si può: che il match con gli ucraini terribili del Dnipro sia non solo il modo migliore per celebrare un obiettivo personale storico, ma anche la panacea volta a debellare, si spera, i residui di un malefico e sfortunato ottobre.

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