Napoli col lutto al braccio. Pasquale non merita il silenzio

A Cardito sono le 9:30 di un mattino soleggiato. Venerdì, 19 ottobre 2012. La gente, in silenzio, accompagna il viaggio di Pasquale Romano, un nome come tanti, un destino come troppi. Ucciso, trucidato con 14 colpi sotto casa della fidanzata. Poi le indagini. Strane. Nessuna fedina penale sporca, nessun pregiudicato in famiglia. Un ragazzo di 30 anni come noi.

Ucciso per errore. Ammazzato come un elefante. 14 spari. La sua unica colpa era quella di avere un’auto uguale al boss. E allora un episodio così non può rimanere nell’inferno del silenzio, dell’omertà, che troppe volte ha ucciso questa popolo e questa città.

La proposta è arrivata, gentile, cauta; sono stati i ragazzi di “IamNaples” a lanciare l’idea: lutto al braccio per il Napoli nella sfida di domani allo Juventus Stadium. E un minuto di silenzio.

Il sindaco De Magistris ha espresso, dopo l’omicidio barbaro di lunedì sera a Marianella, tutto il suo cordoglio e la vicinanza alla famiglia della vittima. Ma questo, oramai, non basta. “Vogliamo gridare” hanno detto i genitori di Pasquale. Vogliono gridare.

E per avere l’attenzione nazionale non si può far altro che accogliere il loro appello. Dare un senso minimo di credibilità a quel che resta delle loro vite. Dal nostro canto, dietro gli schermi dei nostri computer, dietro la luce dei nostri televisori, non possiamo far altro che accogliere questa proposta. E rilanciarla. Che vadano a farsi benedire le liti tra i giornalisti, tra “L’ho scritto prima io” e “Tu mi hai copiato”. L’idea è bella, è giusta, e va supportata. Tutti.

Napoli deve smetterla di rimanere in silenzio. Ed anche il Napoli. La società potrebbe dare un segnale forte, chiedendo di giocare con il lutto al braccio la gara di domani. Potrebbe contribuire a indignare la città, e non solo. Potrebbe dimostrare che, il calcio, a Napoli, non è solo un mezzo per evadere dalla realtà quotidiana. Ma per cambiarla.

Per questo ci uniamo, con i nostri mezzi, al grido di dolore dei genitori di Pasquale. Una morte così non merita il silenzio.

Raffaele Nappi

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