Alla ricerca del tifoso che non c’è

La partita è appena finita. Per fortuna, direbbe qualcuno. La squadra avversaria ha colpito un palo proprio allo scadere. Un punto d’oro titolano le testate on line. Alle telecamere di Sky si avvicina l’ad della squadra di casa. “Certo, questo appuntamento così tanto desiderato avrebbe forse meritato una cornice diversa, però siamo molto felici di questi 30 mila e comunque anche di coloro i quali ci seguono con la stessa passione da casa”. Prima gara in Champions nel nuovo stadio. Circa 30mila spettatori paganti.

I fatti sono andati più o meno così. Ma traspare, in modo abbastanza evidente, una certa delusione dalle parole del dirigente bianconero. È inutile negarlo. In Champions, soprattutto in Champions, la spinta del pubblico vale ancora di più. E via con il dibattito. Via con gli sfottò su internet, con i paragoni, i precedenti, le accuse, le risposte, le difese, i processi, fino al Tnas. No, il Tnas lasciamolo al posto suo. Quella è un’altra storia.

Qualcuno dice che è colpa dello sciopero dei mezzi, qualche altro sbandiera uno sciopero del tifoso per i prezzi troppo alti. È partita la caccia al tifoso che non c’è.

Limitiamoci, da buoni osservatori e discreti opinionisti, ad analizzare i fatti. I prezzi dei tagliandi allo Juventus Stadium in occasione della gara contro lo Shakhtar di ieri sera variavano dai 40 euro per le curve ad un massimo di 130 per il settore centrale est.  Appena un anno fa, quando la Champions era terra partenopea, la discussione sui prezzi dei biglietti galoppava sulle pagine dei giornali, così come dai barbieri, per strada, fuori lo stadio. “Ma siamo impazziti? I distinti a 100 euro? Ma siamo fuori di testa?” Erano queste, più o meno, le frasi rivolte dai tifosi azzurri al buon patron De Laurentiis. Eppure, furono 53mila le presenza allo stadio (la capienza massima è di 60.240), con il record d’incasso frantumato e il muro dei tre milioni di euro ampiamente abbattuto, alla faccia di spread e crisi economica. Alla fine della gara, come sempre di fronte alle vittorie importanti, le note de “O surdato ‘nnammurat’” riecheggiavano in uno stadio impazzito di gioia. Incredulo.

Ma non perdiamoci nei ricordi. Che non si finisce più. La realtà è un’altra. Ed è inutile nasconderlo, diciamocelo, che fa brutto (sì, l’espressione è proprio questa) vedere uno stadio con ampi spazi vuoti proprio in Champions, proprio da chi la Champions non la vedeva da anni e, ora, mira ad arrivare in fondo. Il paragone non è voluto, per carità, ma nasce spontaneo. Ah, se la Champions fosse ancora terra nostra…

Ma i ricordi sono ricordi. Noi, oggi, non possiamo far altro che nascondere questo dispiacere per i tifosi della Vecchia Signora; verremmo accusati di invidia, di gelosia, di superbia. Non possiamo però nascondere il sorriso che nasce da una frase, capitata qua e là su quella immensa piazza che è internet. “Il 12esimo uomo in campo non può essere sempre l’arbitro”. E che ironia sia.

Raffaele Nappi

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