Abbonamenti in calo, la maledizione della tv

Anche quest’anno sembra confermarsi il trend negativo. Il S.Paolo non riesce più straboccare, le sedie e gli spalti vuoti fanno un po’ tristezza. Dai quasi 23 mila abbonati della prima stagione in serie A timbrata De Laurentiis, si è arrivati, con una discesa lenta e inesorabile, ai quasi dodicimila dell’anno scorso. Quest’anno si annuncia ancora un lievissimo saldo negativo, con la mole di tessere vendute che oscilla appena sopra le undicimila.

I tempi di Savoldi e Diego sembrano essere avvolti ormai in un’aurea mitica, leggendaria. I settantamila, i sessantamila abbonamenti erano allora cifra costante che faceva rabbrividire e ingelosire squadre e tifoserie avversarie. Ad oggi la fredda tifoseria interista ha staccato già trentamila tessere, la Juventus ha esaurito tutte quelle messe a disposizione, cioè più di ventisettemila; le altre squadre di vertice fanno registrare tutte quante numeri superiori. Che cosa è successo?

Cominciamo a dire che il problema non riguarda solo il Napoli e Napoli ma tutto il calcio italiano. Stadi vecchi e poco accoglienti sono un sicuro deterrente, aggiungiamoci la crisi strisciante che pesa sui cuori e sui portafogli.
Ma la ragione che campeggia su tutte le altre, quella vera e prepotente è legata alla tv. Ricordate quelle magnifiche radioline che narravano di miti ed eroi? Ricordate la “rabbia” per un gol raccontato e non visto? La “gelosia” per quanti erano lì, nel calderone di Fuorigrotta a stringere la mano all’estasi?

Vero è che immaginavamo di più, i gol li creavamo nella nostra testa, e poi sfidavamo 90° minuto, la invitavamo a dare realtà alla nostra immaginazione. E ci dicevamo: “L’anno prossimo non mi faccio fare fesso, mi faccio l’abbonamento”.
Oggi invece l’immaginazione ce l’hanno castrata, azzerata, maciullata. Nel decennio della simultaneità spaziale ogni gesto, cross, gol, ci arriva in tempo reale, evitandoci le code al casello, ai botteghini; addirittura abbiamo più visuali grazie alle 764389 telecamere ai bordi del campo, negli spogliatoi, un tempo sacro luogo inviolabile, nella fotosfera.

Oggi dopo il bestiale pranzo della Domenica ci mettiamo ancora paonazzi davanti alla tv, con il “rutto libero” del geniale Fantozzi, l’unica attività fisica richiesta è spingere l’indice su un pulsante..poi, poi il calcio è a casa nostra…mentre il S.Paolo diviene una realtà remota e malinconica, proprio quel tempio che era casa nostra.

Carlo Lettera
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