Siamo stanchi di essere l’ANTI-JUVE

Ne ha fatta di pioggia a Napoli in questi ultimi giorni, certo che ne ha fatta. E imitando la martellante acqua che precipitava dal cielo non sono riuscito a contare gli esperti e gli opinionisti, i magazzinieri e gli allenatori, i centenari e i feti che hanno ravvisato nel Napoli il ruolo di anti-Juve.
Essere anti di qualcosa è rivelare all’altro e al mondo una coscienza di inferiorità lusingata dall’esclusività dell’inferiorità. Essere anti- qualcosa è essere contro, essere contro è una declinazione morbida dell’odiare.
Il Napoli non deve essere anti-, il Napoli deve essere il Napoli. L’anti è qualcosa che gli altri, gli estranei, ci hanno appiccicato addosso; purtroppo ci siamo cascati. Abbiamo accettato questa lusinga da due soldi, quella del vederci anti-, contrapposti a partire da una condizione di inferiorità.

Certo la Juve oggettivamente è campione in carica, ma io non discuto di questo, discuto della parola, che ritengo abusata e dequalificante. Preferirei avversaria, concorrente, accetterei anche la sgrammaticata “lottatrice”, ma non accetto anti-.
Napoli non sarà mai anti-, mai contraria a qualcosa che sa di vita, Napoli e il Napoli saranno sempre per qualcosa, a favore di qualcosa.
Per esempio possiamo concludere dicendoci a favore del tracollo juventino. Ecco, abbiamo salvato il nostro amore per gli altri e il nostro amore per la squadra.

Carlo Lettera
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