Maggio e quell’allusione

Parlando dal ritiro di Coverciano con la Nazionale italiana, l’esterno destro partenopeo ha avuto modo anche di analizzare la situazione attuale del suo club di appartenenza, il Napoli.
Maggio ha parlato di un Napoli che può dare “fastidio alle grandi”, che vuole lottare per “qualcosa in più rispetto all’anno scorso”, ma soprattutto ha “spifferato” una cosa ben più importante “Come Napoli siamo ora una quadra più unita”.

Solite frasi di circostanza oppure un preciso messaggio ai tifosi e a quanti hanno mal digerito e non capito le cessioni di Lavezzi e Gargano? Propendiamo per la seconda ipotesi, e non per presa di posizione ingenua, ma come ipotesi ben suffragata da alcuni fatti.

Che Lavezzi abbia creato a volte degli scompigli nello spogliatoio è risaputo, e non per nulla De Laurentiis in un’intervista rilasciata pochi giorni fa ha descritto Lavezzi come un po’ indisciplinato, quasi un ribelle, anarchico. Lo stesso discorso dicasi per Gargano, giocatore generosissimo ma affetto da un vizio che nel calcio odierno delle rose allungate non è facilmente sopportabile: la propria indispensabilità.

Ricordiamo tutti lo sguardo e le smorfie di Gargano chiamato in panca oppure lasciato a guardare i suoi compagni. Sono state rare le volte in cui ciò è accaduto, eppure dimostrava sempre un’insofferenza malcelata a lasciare il posto a un suo compagno abituato a scaldare i glutei per mesi interi.

Non abbiamo la sfera magica, ma quando Maggio parla di una “squadra adesso più unita” molto, molto probabilmente si riferisce a una squadra alleggerita da primattori e da temperamenti non propriamente disciplinati. Giocatori che accettano le decisioni senza palesare malumori certamente aiutano a costruire un gruppo coeso e danno tranquillità a chi scende in campo e a chi resta a guardarli aspettando sereni il proprio momento.

Carlo Lettera
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