La Domenica INler

Napoli contro il Firenze si preanunciava una tenzone molto gustosa, farcita di velenozzi e complimenti da ambo e terno le parti. L’iniziale della partita era un gigantesco NN come Noia Napoli, ovvero:questo sconosciuto dai padri che si sottraggono e si addizionane a seconde dell’esitare della stagione.
Il rotondo rimbalzave sgraziate, ovvero senza dire grazie, sul rettangolo che ricordavi le partitozze fanciulle sulle spiaggiate di Licola, con le “paposce” a fungere da pali. Era un godurio quelle tuffanze che scatenavano un nuvolaglio di sabbia, pietruzze negli occhi, e parolacce in bernesco misto a ginevrino-montenegretto.
Il cuoio sferico il Naples non lo avvistava manco utilizzando il marchingegno galileiano; il Valero valente, molto Cuadrado nelle sue geometrie, portave a spasse Behrami, riesumate per l’occorrenze speciali quale “scemo ammiezze” dell’azzurrità impolverata. Insigne si dimostrava comune, non nel senso amministrativo, ma nell’ordinanza semantica di “chi l”a visto”? Il primeir tempo si concludeva in una nullanza totale di sbattimento toracici.

Alla ripresa – ma che ripresa se non si era mai partiti?- il Napoli ci apparve un poche più mobile e meno soprammobile, la Fiorenzuola di lino più stanca, mentre la difesa aRRONCAGLIAva sempre di più. BEEEEErhami, non trovando il pascolo giusto e data l’erba scadente e rada veniva sostituito da un altre sfizzero. Cominciave così la Domenica INler.
Tip-tap Zigulì si guadagnava un punizio dal limite. Un croissant a mezzaluna trovava il testo golosi di Kamsik, la spallacotta di Valero, il durezzo del palo, il dolcezzo del reto…GOOOOOOLLLLLLL!

Passati in vantaggie l’affaruccio si faceva più consolante. il Fiordlilatte si spremeva ma non dava più suganza, il Napoli cercava di trasformalo in fiocchi di latte con le sue partenze senza Ri.
Un altre calcio da palla morta, un devianzo, Dze-MAI-Lì fino ad ora, adesso c’era. Stoppo, sinistro e GGOOOOOLLLLLL!!!!

Parite in archivie, c’era solo il tempo di sbiancare un pocho per il tiraggio di Jo-Jo e i guanti bianchi di De Da Du Du, cioè quello che stava fisciettande De Sanctis prima di sdraiarsi all’ombra. 2-1.

La sfidanza così è terminata…intanto il contadiname uscive dagli spogliatoi, dove era stato precedentemente segregato, con forconi e zappe; reclamavano l’appropriazione indebita del suolo privato, ma alla fine si accontentarono delle due pere azzurre.

Carlo Lettera
Riproduzione riservata

Fonte foto: Il Mattino.it

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