Smontato il baraccone delle illusioni… ora calcio vero

C’è sempre un po’ di tristezza quando le bancarelle smontano e nella strada prima affollata appare una carta che il vento prende a calci, una foglio sporcato da mille scarpe che ora vola nel vuoto, lento va incontro al niente.
C’è un’atmosfera felliniana, un trucco che il tempo ha sbiadito, la pesantezza dell’evento e la gioia dolce della liberazione. Stasera ci sentiamo tutti un po’ spettatori di un circo di strada, un baraccone forse un po’ troppo moderno, ma sempre affollato, gremito di sogni fino a scoppiarne.
Ci siamo seduti disordinatamente, abbiamo bivaccato per intere settimane all’ombra di quel palco dal quale gli attori non volevano uscire. Abbiamo parlato tra noi, litigavamo sull’esterno, sul vice-Maggio, sull’ariete, su Lavezzi andato via. E intanto l’Estate passava, il sole bruciava i nostri corpi, ma noi sempre ad aspettare, ad accendere i fuochi nello spiazzo per proteggerci dal fresco della notte.
Non potevamo abbandonare il baraccone del calciomercato, cosa avremmo fatto? Quale spettacolo più interessante, coinvolgente e divertente? Ricordate quell’eterno brusìo che cresceva fino a diventare eccitazione quando la tenda del palco sembrava muoversi, e noi già pensavamo “Ecco, adesso qualcuno esce, ci diranno almeno il nome dell’attore che si prova ad ingaggiare”? Era bello perché era vero, era bello perché ci riappropiavamo di una nostra antica facoltà ormai moribonda, la facoltà di comunicare, di interagire, di colmare il fantasma della solitudine.

Stasera sono venuti degli uomini, a vederli abbastanza forti, ed hanno portato via tutto, finanche le sedie ci hanno tolto
, ed alcuni hanno spiato con le lacrime agli occhi la distruzione di quel castello di sogni in cui si entrava ed usciva senza chiedere permesso, senza “spinte” da dietro, perché il sogno è una provincia inattaccabile, ed è nostro, non appartiene a nessun altro.

Così è finita, senza neanche un ringraziamento per la nostra presenza, nessuno per giorni si è fatto vivo da quel palco, nessuna comunicazione. Solo alla fine si sono ricordati di noi, e a piccolssimi gruppi si sono presentati i nuovi attori ingaggiati dagli impresari. Ma dietro quelle tende quanto lavoro, quante “maleparole”. Quello che accade nel baraccone noi non lo sapremo mai, e in fondo è meglio così, viviamo il sogno come lo vivono i bambini, come una magia senza perché.

Ora è tutto finito, riposte le coperte di fortuna negli zaini sgualciti e impolverati, ci sentiamo un po’ smarriti, come chi abituato a una certa condizione dell’anima ora non sa disfarsene.
Chissà se ne è valsa la pena, chissà se i nostri desideri hanno trovato l’impresario buono pronto ad esaudirci. Chissà se esiste ancora un Mangiafuoco che si commuove e starnutisce. Di Pinocchi certamente ne abbiamo visti tanti, di Gatti e di Volpi ce n’erano a migliaia.

Ed ora? Dove andiamo? Oh, guardate! Stanno montando un altro palco più in là, ma com’è grande! Questa volta gli attori sono in scena, si muovono, s’incazzano, parlano, esultano, vengono cacciati fuori.Ma cos’è questo nuovo baraccone“, mi chiedo. “Tranquillo” mi dico svegliandomi dall’illusione durata un’Estate, questo è il calcio vero!

Carlo Lettera

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