Lavezzi e Gargano, addio al dinamismo

Con la partenza del Pocho Lavezzi, il modulo mazzariano assorbirà in qualche modo la mancanza delle ripartenze dell’argentino, in grado di creare la famigerata superiorità molto spesso determinante  in termini realizzativi, non tanto per se, ma per i cannonieri azzurri come Cavani, Pandev ed Hamsik, micidiali sotto porta e capaci di concretizzare quanto di buono fatto dal buon Ezequiel. Ci può stare, soprattutto perché a chiederlo è stato lo stesso Lavezzi, e quindi rinunciare alle prestazioni del pocho era doveroso, innanzitutto per una sorta di principio verso le volonta di un giocatore saturo della piazza partenopea e desideroso di fare esperienze altrove. Tant’è che la tifoseria, dopo qualche mugugno iniziale dovuto alla cocente rinuncia, ha assorbito con coscienza e maturità alla grave perdita a cui si andava incontro, vuoi anche per la concomitante esplosione del pocho fatto in casa, quell’Insigne che darà di certo soddisfazioni, dato l’indiscusso valore.  Chiaro e limpido come acqua di torrente, anche se ci sembra più che palese che il cambio modulo di Mazzarri (4-5-1) darà poche chanches dal primo minuto al campioncino made in Naples, almeno per ciò che riguarda l’idea di gioco iniziale, salvo poi ricorreggerla a campionato in corso, malauguratamente le cose non dovessero volgere per il meglio. Ed ecco quindi che il primo tassello della rapidità va a farsi benedire.

Mettiamoci poi anche la cessione appena avvenuta di Gargano, lasciato ad una diretta concorrente come l’Inter, ed ecco che i conti sono facili e i numeri parlano da se. Riallacciandosi al discorso del dinamismo, ci risulta difficile ritrovare attualmente un giocatore dalle capacità di Gargano, in grado cioè di rubare palloni in mediana, di ripartire come un fulmine di guerra, di mordere le caviglie agli avversari e, talvolta, di impostare il gioco. Siamo pienamente d’accordo con coloro i quali ricordano anche i patatrac del centrocampista uruguagio, spesso reo di amnesie ed erroracci in alcuni casi costati caro al Napoli, ma ci sembrano molti di più i contro che i pro in questa cessione, considerando anche la partenza del velocista argentino di cui sopra.

E’ come se gli azzurri avessero scalato in quarta invece che ingranare la sesta marcia, lasciando terreno alle rivali, consentendo alle outsiders di avvicinarsi pericolosamente, avendo perso in dinamismo che nel calcio moderno, soprattutto nelle idee tattiche di Mazzarri, è di vitale importanza per conseguire i traguardi prefissati. Tutti si aspettano ora il colpaccio del secolo, il nome di grido, il coniglio dal cilindro, ma agli azzurri non servono roditori, ma semplici mastini di interdizione, in grado di supportare un’idea di gioco che, a questo punto, sembra venir meno nelle suo fondamenta. Volendo usare una metafora, il Napoli attuale sembra un razzo carico di carburante, pronto per essere lanciato nello spazio, a cui sono stati tolti due propulsori, fondamentali per la spinta decisiva. Sarà in grado il comandante De Laurentiis di sostituire due dei suoi migliori motori di spinta? Se così fosse, è tempo di intervenire, lo spazio non aspetta …. 

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