Quei minuti prima del fischio finale e la scelta del silenzio

Bigon è in panchina. La partita ormai è compromessa. Il Napoli è in nove  e la Juventus è in vantaggio  per uno scarto di due goal. Squilla il telefono. E’ lui, è il presidente. Poche parole, sguardi cupi e una decisione immediata: «Niente premiazione e nessuna dichiarazione ai giornalisti». Fischio finale. il Napoli negli spogliatoi, la Juventus sulla pedana di premiazione.

Un gesto dettato forse dalla delusione e dall’istintività. O semplicemente un risultato di  raziocinio.

Un segno di protesta emblematico, e anche originale. Non limitarsi al silenzio stampa, ma sottrarsi ad una cerimonia, che per il Napoli non era di “premiazione” ma solo “beffarda”.

Gesto avventato? Forse. No per il significato intrinseco, e reale. Ma si per le manipolazioni che si stanno facendo.

Il Napoli ha cercato di reagire fino alla fine. Ha dimostrato carattere, forza e coraggio. Ma in nove ,contro undici bianconeri e un arbitro “intollerante all’azzurro”, il lieto fine è diventato utopico.

Nessuno ha cercato di penetrare nell’animo degli azzurri e capire l’amarezza per una sconfitta ingiusta, in un arbitraggio che oggettivamente era a favore per i Torinesi. Quindi sia chiaro. A nessuno piace perdere, ma è giusto accettare la sconfitta a testa alta.

Però non è giusto l’essere stati privati della “libertà” di giocare, perchè condizionati da un arbitraggio imbarazzante, vergognoso e insano.

  Perchè è questa la verità.

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