Ancora ingenuità tattiche e caratteriali penalizzano gli azzurri. E Mazzoleni non c’entra

Fosse stata una semplice partita di campionato, avremmo parlato di un pareggio sostanzialmente giusto in una partita assai spigolosa dove, alla fine, qualche eccesso di nervosismo ed alcune decisioni discutibili della terna arbitrale potevano incanalare la partita verso un direzione ben precisa. Purtroppo, la spietata legge della partita secca impone la scelta insindacabile di un vincitore e di un vinto e, pertanto, tali decisioni arbitrali hanno avuto ripercussioni decisive nell’ambito della prosecuzione della partita stessa.

Questo, sinteticamente, è quanto successo in Juventus v Napoli, finale di Supercoppa edizione 2012, in quel di Pechino, sede di molteplice polemiche ancor prima del calcio d’inizio della partita. Una partita ed un trofeo vinto dalla Juventus per 4:2, ai punti meritatamente, ma non si può non calare un velo di ombra sulle decisioni che hanno portato a tale risultato.

Primo tempo a favore del Napoli, squadra tonica, zelante e che risponde colpo su colpo alle sortite (poche) della Juventus. Cavani e Pandev già mostrano interessanti cenni d’intesa, come nell’azione del primo gol, ma la notizia ancor più lieta è il sontuoso stato di forma del macedone, un giocatore che, già da solo, potrebbe fare la differenza, figurarsi poi con Cavani.
Il suo secondo gol è una miscela di furbizia, cinismo e classe, tre elementi che fanno di un giocatore un fenomeno, un lob morbidissimo sulla testa di Buffon dopo aver rubato palla a Bonucci ed involatosi in area da posizione defilata.

Ma purtroppo le buone notizie finiscono  laddove sono iniziate, in attacco. Si perchè dalla cintola in giù in Napoli manifesta pecche clamorose, le stesse che più o meno sono state evidenziate (forse troppo poco) durante queste uscite pre-stagionali. Troppa esaltazione per le belle vittorie contro squadre, comunque, di blasone assoluto ma poca, od almeno, non la giusta considerazione data ad errori puntualmente manifestatisi anche nella partita contro la Juventus.

Inler è ancora in debito di preparazione e tutta la manovra del Napoli ne risente, essendone lo svizzero il direttore d’orchestra. Poco filtro in ottica difensiva, poche geometrie in quella offensiva; certo, quando c’è da fare legna il numero 88 è sempre in prima linea, ma non con la necessaria lucidità. Contro la Juventus, infatti, sono stati rari i chiarori di luce e molte le ombre al cospetto di un centrocampo juventino già incredibilmente tonico quale quello composto da Vidal, Pirlo e Marchisio.

Pessime notizie anche dalle corsie esterne, dove Maggio e Zuniga hanno faticato davvero tanto contro Lichtsteiner e Asamoah, finendo più volte sovrastati dall’impeto dell’avversario.  Non è un caso che il primo gol della Juventus nasca da un pallone perso da Zuniga e l’azione concluso dal bellissimo tiro al volo di Asamoah lasciato completamente libero, allorquando Maggio era impegnato in una diagonale decisamente insolita.
Maggio, inoltre, insieme a De Sanctis si è reso protagonista del terzo gol juventino. Uscita a vuoto del portiere, autogol di testa del laterale; episodio tra lo sfortunato ed il grottesco, ma gravissimo poichè decisivo ai fini del risultato ed inoltre una rete presa su calcio da fermo, ossia quando la doppia inferiorità numerica risulta irrilevante.

Per chiudere, la difesa ha barcollato e poi crollata sotto i colpi di Vucinic, assolutamente immarcabile per Cannavaro prima e Fernandez poi. Oltre alla rete realizzata nei supplementari ed il rigore procuratosi, il montenegrino aveva sfiorato la rete in due precedenti circostanze; prima De Sanctis e la traversa, poi Cannavaro sulla linea di porta avevano impedito alla Juventus di pareggiare. Pareggio poi materializzatosi con il rigore di Vidal, concesso per il fallo di Fernandez, come detto, su Vucinic.

C’è da lavorare parecchio, ma non tutto va buttato via. Tutto sommato il Napoli ha dimostrato di poter tener testa ai Campioni d’Italia ed anzi, in certi momenti della gara, di esserne anche superiori, ma l’eccessivo nervosismo unito ad un’interpretazione della gara forse sbagliata, hanno incanalato la gara su binari avversi agli azzurri.

Poi c’è stato Mazzoleni, che in cinque minuti ha dato più spettacolo dei 22 giocatori in campo in novanta minuti, prima spedendo sotto la doccia Pandev, reo di aver espresso frasi ingiuriose all’indirizzo del guardalinee, ed a tempo praticamente scaduto si è ripetuto con Zuniga, espellendolo per doppia ammonizione dopo un fallo tattico su Lichtsteiner, per chiudere il cerchio con Mazzarri, espulso per proteste.
Se sul rosso di Zuniga si potrebbe anche chiudere un occhio e mezzo ed essere daccordo con Mazzoleni, rimangono davvero tante preplessità sull’espulsione del macedone, ma il guardalinee è stato fin troppo sicuro nella sua segnalazione a Mazzoleni, ma purtroppo nessuno saprà mai la verità, Pandev a parte.

Decisioni che, al di la della partita giudicata in ottica tecnico-tattica, hanno fatto tutta la differenza di questo mondo. Giocare in doppia inferiorità numerica e con almeno due giocatori (Inler e Britos) in precarie condizioni fisiche equivale ad una sconfitta quasi annunciata, contro la squadra più forte d’Italia. E’ stato un peccato, però, l’aver servito ai bianconeri la vittoria suicidandosi con quello sciagurato autogol. A prescindere da tutto, va girata immediatamente pagina, e concentrarsi sull’avvio di campionato sempre più imminente, dove il Napoli dovrà e potrà recitare la parte della protagonista ed insidiare la leadership della Juventus, a patto di non ripetere gli errori visti e rivisti quest’estate.

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