Inler, il leader silenzioso

Nietzsche scriveva:”Chi poco vale agita l’acqua della superficie per intorbidire l’azzurro e sembrare profondo. Chi è profondo se ne sta sereno nel suo abisso”. Questa definizione è un pass-partout con cui giudicare ogni categoria dell’esistente, ogni uomo e ogni sua attività.
Quanti ce ne sono che agitano l’acqua, quanti pochi invece sono così forti da non doverlo mostrare. Inler, nella sezione della commedia umana dedicata allo sport è uno di questi.

Guardarlo è calare in uno stato di sicurezza allarmante. I suoi occhi fermi, il suo incedere senza sussulti, senza nevrosi. E’ la misura per eccellenza, la “livella” degli umori frizzanti degli altri. In mezzo al campo indica, dirige, e tutti lo seguono, nessuno alza la voce contro questo leader silenzioso. Un sorriso piano ma deciso, la sua figura richiede, per non so quale ragione metafisica, rispetto e devozione. Quanto gli costò la buffonata della maschera alla presentazione, gli fecero violenza, lo portarono in superficie, e vide cose che non gli piacevano.

E’ lui il vero leader del Napoli, non era Lavezzi, non è Cavani, non sarà Hamsik. E’ leader perché ha passione miscelata a contegno, perché sa misurare lo slancio e sa essere opportuno. Disegna compassi, goniometri, è l’illuminismo della ragione anche quando tocca la palla.
E un leader vero e silenzioso, non può che occupare il centro del campo, così come i veri generali, sempre in mezza alla mischia, sempre in mezzo al sangue e ai trionfi.

Carlo Lettera

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