24: il numero che Insigne ha scelto per la sua “vigilia”

24: numero che nella smorfia napoletana simboleggia la vigilia, quindi l’attesa.

Quell’attesa intrisa di emozioni svariate e contrapposte che accompagna e precede la festività più sacra e sentita dell’ anno: il Santo Natale.

24 è il numero che Insigne ha scelto di scolpire dietro le sue spalle, su quella maglia azzurra che rappresenta il sogno da sempre riposto nel cassetto.

Una vigilia lunga tutta una vita quella del baby talento napoletano che presto vivrà il suo Natale, allorquando calpesterà il manto erboso del San Paolo, stretto dall’asfissiante morsa di calore della tifoseria di casa, della gente di Napoli, della sua gente.

E’ la vigilia della realizzazione del sogno di uno scugnizzo cresciuto con il culto di Maradona, driblando le difficoltà che riscontra un giovane talento per emergere in una realtà calcistica – e non solo – articolata e complessa come quella di Napoli, ma è anche la vigilia di un pubblico che fortemente attende di vederlo sgusciare tra gli avversari, mentre indossa “la maglia giusta“, dopo che lo hanno sbirciato per l’intera stagione scorsa, durante la sua avventura a Pescara.

E, partita dopo partita, magia dopo magia, Napoli, i napoletani hanno imparato a conoscerlo, ammirarlo, apprezzarlo, amarlo, aspettarlo.

E’ la vigilia di un pubblico che ora sa che i nuovi signori del calcio non devono tassativamente parlare spagnolo e la consapevolezza che un figlio legittimo di questa terra è chiamato a scrivere la nuova storia di questa squadra, accredita, all’ attesa dei napoletani, una ancor più corpulenta carica emotiva.

Ciò che positivamente spiazza e disarma di Lorenzo è che si comporta esattamente come un bambino il giorno della vigilia, infischiandosene di quello che pensano “i grandi”.

Lorenzo trepidamente scalpita per ricevere il fatidico consenso per scartare i regali, finalmente.

Arde e freme nel suo cuore quell’attesa che lo carica e lo motiva.

Lorenzo non pensa ad altro, non spreca energie e concentrazione per distogliere la sua attenzione da quei regali.

Lorenzo ha le idee chiare: sa quello che vuole e, ancor di più, sa cosa sogna di trovare riposto all’interno di quel pacco regalo che porta su scarabocchiato il suo nome.

Non c’è posto nella sua testa per “il vile denaro” o per le sirene di mercato, che sia un allenamento, un’ amichevole piuttosto che una finale, l’impegno, l’abnegazione e la determinazione mostrate dall’ ultima perla forgiata da Zeman, appaiono sempre le medesime.

A Lorenzo, come a tutti i bambini, interessa solo giocare.

Per Lorenzo il calcio è divertimento, passione, amore, è vita.

Lorenzo gioca a testa alta, perchè la grinta che in un connubio ideale con il suo talento, pennella ogni sua giocata, sembra non essere corrosa dal timore reverenziale nei confronti dei “senatori della massima serie”.

Ed è questa sua umiltà mista a determinazione che gli consente di sviscerare, quando è in campo, quel suo peculiare dono.

Lorenzo gioca, nel senso più vero, sano e genuino del termine.

Lorenzo è uno degli ultimi figli di quel calcio che fu, più dedito all’attaccamento alla maglia che agli sponsor e ai diritti d’immagine.

Tra le sontuose montagne di Dimaro, si divide tra le fatiche imposte dagli austeri allenamenti del ritiro precampionato e l’affetto di papà Carmine, mamma Patrizia e i due fratelli Antonio e Marco.

La famiglia, il calcio, il sogno di sempre.

Valori semplici, essenziali, in controtendenza rispetto agli ideali-non ideali cavalcati dalle generazioni attuali, ma fortemente vivi nella mente e nel cuore di Lorenzo, a dispetto di tutto e di tutti.

Nel momento storico in cui calcisticamente – e non solo – si riscontra la più cospicua “fuga dei talenti” made in Italy dal “bel Paese” per rispondere “presente” al millantatore richiamo di quelle beffarde sirene che portano il nome di petrodollari, Lorenzo Insigne ha già scritto, durante la sua attesa, una delle pagine più pulite e paradossali del calcio moderno.

Lorenzo ci ha già insegnato che, se la sostanza di cui sono composti i nostri sogni, è rappresentata dal solido cemento della determinazione e dello spirito di sacrificio, niente e nessuno potrà mai scalfirli.

Lorenzo, quando scende in campo, emoziona perchè incarna il sogno di migliaia di scugnizzi che, come lui, amano quella maglia e, in tal modo, si fa portatore di un messaggio significativo, positivo, commovente.

Lorenzo simboleggia “l’opportunità“, la possibilità di farcela, nonostante le difficoltà e di poter riuscire a coronare quel sogno non necessariamente indossando una maglia a strisce bianconere o rosssonere.

Non più, Lorenzo docet.

Lorenzo, ogni volta che avanza con la palla tra i piedi, urla ai suoi fratelli scugnizzi, figli, come lui, delle viscere di Parthenope: “Guagliù, ce la potete fare!

Lorenzo non sta solo condividendo la sua favola con i napoletani, ma li sta invitando a diventarne i protagonisti, contribuendo alla stesura del racconto, per provare, così, a scrivere, una delle pagine più significative della storia di questa maglia, che per Lorenzo e per i napoletani è una vera e propria ragione di vita.

E allora: buona vigilia ad Insigne, buona vigilia ai napoletani

Luciana Esposito

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