Dimaro, la nuova Area 51

Non è vino novello, né luna di Bisanzio quello che fermenta a Dimaro. C’è qualcosa che si dibatte, che cresce lento e silente, che sfugge al calcolo e alla sorpresa. C’è adunata, ressa segreta, parole che sfilano nel vento e sanno su che cuore cadere.

C’è una sorta di sogno diverso, nuovo.Vergini sono anche le facce che portano le stimmate decise della sommessa rivoluzione. Non è un cambiamento che sa di numeri e di schemi, né un approdare di cognomi illustri, è semplicemente una determinazione feroce di chi non ci sta a scadere di rango, di chi si mostra orgogliosamente nudo alla vista delle bisbetiche vecchiette. E’ una nuova Area 51 Dimaro, qualcosa di inaspettato si sta costruendo nel silenzio delle coscienze, al riparo dai flash urticanti, dalle interviste noiosissime e ripetitive. I marziani segregati hanno una divisa azzurra e sudano, il sudore batte con tonfo morto sull’erba, cresce la volontà e l’attesa.

Inler, Insigne, Cannavaro e compagni non sono più quelli dell’anno scorso, lo giuro, fidatevi. Sentono loro stessi che la nuova stagione sarà diversa, e non sanno perché. Qualcosa è cambiato, lo intuisco da come corrono, da quegli occhi che guardano fisso senza distrazioni, da come parlano. Non certo in quello che dicono, quello rimane inalterato come costituente insopprimibile di ogni sportivo. E’ nella cadenza, nell’accento, nelle pause e nel ritmo che c’è un non so che di magico. Un magico pronto a esplodere, ancora indistinto, informe,  ma c’è, e questo ci basti.

Il sergente che custodisce quest’ Area 51 è Mazzarri. Non è per loro un carceriere che deve separarli e occultarli dal mondo, è invece il portiere che controlla chi esce e chi entra, che sorveglia e sta attento a  innaffiare il seme di questo cambiamento. Prova nuove varianti, dice cose che inducono a scommettere su una sua mutazione genica improvvisa. E’ deciso, non come gli anni scorsi, quando lo era per contratto e per maschera. Ora mi fa paura. E’ un altro, ed io ci credo. La partenza del Pocho ha responsabilizzato, ha messo i giocatori al tavolo del rischio, li ha “seviziati” al cervello portandoli a scoprirsi e riscoprirsi per quello che  non sapevano di essere. Le presunte rovine a volte si rivelano interventi celesti, e questo a Napoli è avvenuto secondo modalità inedite e anticipate.

A Dimaro si fanno esperimenti, ma non tattici, psichici. C’è chi giura che ci sia uno strano odore, gente che si aggira portando strane macchine, immensi elettrodi. Ogni tanto si sentono urla. Non è tortura, è nuovo inizio. Non so cosa se ne ricaverà, ma intanto registro questo mutamento assordante. A Dimaro sta nascendo qualcosa prossimo al trionfo..o al tracollo.

Intanto nell’Area 51 i marziani stanno imparando a sognare restando muti e seri.

Carlo Lettera

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