Arancia meccanica

La violenza ha uno statuto ontologico ambiguo e insieme affascinante. Affascinante non deve essere giudicato come bello, ma come “capace di catturare l’attenzione”, rituale che in alcuni esseri umani assume la forma di un estetismo esclusivo che si traduce in nichilismo totale. Ricordate Alex e i suoi Drughi, protagonisti del film Arancia meccanica? Fautori di una violenza che mancava di un’ideologia che la giustificasse, non potevano difendersi moralmente dicendo “Ho un’idea e quindi t’ammazzo“, Alex poteva solo sussurrare “Non ho nessuna idea, nessun valore, nessun ideale che credo superiore, quindi ti ammazzo”.

Ora potreste dirmi: “ Che c’entra la violenza, l’estetismo, la Nona di Beethoven con il calcio, e soprattutto con il Napoli“? Vi rispondo: “Tantissimo“. La realtà è un gioco di corrispondenze, di alfabeti che vanno tradotti, di catapecchie che invece a ben vedere sono superbi palazzi. Tutto dipende dall’angolo della prospettiva, dalla posizione scelta per osservare questa commedia dolorosa, meschina, fantastica che chiamiamo, senza sapere perché, vita.

Oggi nel calcio c’è un sacerdote di questa “violenza”, un funzionario liturgico che predica ovunque, che invade terre senza araldi e trombe (tale costume si addiceva ad una violenza codificata e perfino “nobile”), un “despota” che distrugge i territori del sogno, la campagne piene di grano della gente laboriosa e tranquilla. Ha una tale forza che i vecchi imperi sono costretti ad inchinarsi, i loro re a divenire feudatari. Questo sacerdote ha assunto le vesti di un amabile cittadino del mondo, di un cosmpolita, affarista. E lo è, e sono sicuro che non intende essere qualcosa di più, nè posso pensare che le mie parole possano essere coscientemente attribuibili a lui. Ma purtroppo il suo agire,o meglio le conseguenze del suo operare, lo classificano involontariamente come tale.

Chi si nasconde quindi dietro questa rinnovata e “malsana violenza”, dietro questa novella Arancia meccanica, proiezione di un accanimento gratuito e capriccioso contro poveri cristi rei non di aver poca forza, ma solo poco denaro?

Credo abbiate capito che il soggetto in questione è lo sceicco parigino, amabilissima persona, ma suo malgrado, almeno in questo innocente gioco metaforico, il nuovo Alex.
Qualcuno forse vuole mettere in dubbio che la sua avanzata calciomercatistica non sia un atto di violenza barbara? Ha fatto saltare il banco, messo in scena un’oscenità del denaro davvero infamante, ha letteralmente bruciato i campi che le nostre società avevano con tanto pazienza mietuto. Certo le società violentate, ossia Napoli, Palermo, quasi sicuramente Milan e Pescara, hanno raccolto grandi cifre..ma ahimè, hanno letteralmente estirpato la capacità del sogno ai propri tifosi. Come sempre i feudatari che chinano il capo traggono i propri benefici, la popolazione dei feudatari va invece incontro alla resa incondizionata.
Andiamo in giro e chiediamo ai palermitani cos’è ora il Palermo senza Pastore, chiediamo ai napoletani cos’è il Napoli senza Lavezzi. Per non parlare del terrore che trapela sui forum milanisti. Saccheggiano con le armi del denaro, ostentano di fronte alla fame e alla miseria questi parigini.
Bruciano pile di denaro e ridono, sghignazzano.

Ancora per poco, presto saremo noi a ridere. La parabola dei grandi imperi ci insegna che quando una nazione si adagia nel lusso, contando solo sull’opulenza economica, bhè quell’impero ha i giorni contati. La periferia mette in atto dispositivi creativi alternativi, si industria, partorisce nuove forze. Cominciamo a ridere dunque. Ci hanno dato la possibilità di far crescere Insigne, ci daranno la possibilità di puntare sui giovani. Ora siamo barbari..ma non furono i barbari che nella notte di S.Silvestro del 406 d.c.passarono il Reno ghiacciato e assassinarono l’Impero, festanti nella loro giovane forza?

Carlo Lettera
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Fonte foto web.tiscalinet.it

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