La favola del Napoli ai napoletani. Bocchetti si ricandida

Era luglio 2004. Aurelio De Laurentiis ripesca dalla soffitta un gagliardetto impolverato della Ssc Napoli. E’ l’alba della sua prima avventura calcistica, una scommessa per rilanciare la sua città d’origine. Il Napoli ai napoletani, annunciò con fierezza e l’urlo patriottico riecheggiò in tutto il golfo. Ma si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare…di soldi. Gli stessi per cui, appena stamattina, il patron si è scagliato contro i giornalisti, accusati di essere avvinghiati solo al Dio denaro che veglia sul microcosmo del pallone. Se non sbaglio, sono proprio i protagonisti di questo teatrino a non arrestare mai la danza sulle banconote da 500 euro. Lavezzi , infatti, è l’ennesima pugnalata al mondo idilliaco della passione che nasce e muore nell’animo puro di un tifoso. Allora di cosa meravigliarsi? Gli stessi calciatori napoletani non avranno mai la riconoscenza per la terra martoriata che li ha svezzati. Non c’è l’effetto boomerang, una volta inghiottiti dalle sabbie mobili del business sono costretti a sprofondare. Mestamente.

CORE ‘NGRATO. Ben presto il presidente prese atto della dura realtà e i suoi nobili auspici iniziali si tramutarono in un’autentica repulsione. “Mai più napoletani – sbottò – ormai valgono solo i soldi“.  Prima il caso Totò Di Natale. Un paracadute azzurro per trascinarlo giù da Udine: prima rifiutò, poi smentì di averlo fatto. In buona sostanza non ha lasciato il Friuli. L’anno scorso il tormentone Mimmo Criscito. Accordo tra Napoli e Genoa già sancito, la firma ad un passo e all’improvviso salta tutto. Il terzino di Cercola replicò alle accuse di De Laurentiis rivelando che gli aveva offerto le “briciole“. Chissà. E poi Nocerino, Mauro Esposito, Borriello, Lodi. Storie mai iniziate, anzi a volte disgustosamente snobbate. Nel frattempo qualche matrimonio andato a buon fine c’è stato. Capitan Cannavaro sembra ormai marchiato a fuoco con la maglia partenopea, anche lui non ha lesinato spiacevoli bizze un paio di stagioni fa prima del rinnovo del contratto. Consideriamola acqua passata. Burrascosa l’esperienza Fabio Quagliarella. E non sappiamo in quale categoria piazzarla. L’orgoglio di un napoletano che sceglie di tornare in patria, le sue parole d’amore e sfida nell’estate del 2010, in un’atmosfera stile “American gangster” con tanto di motoscafi, elicotteri e corpo della Marina militare. Una stagione difficile. Un addio beffardo, ingannevole. Ancora oggi nessuno di noi conosce l’esatta versione di quel divorzio. Tutti però ricordiamo quanto ha fatto male. Difficile scegliere tra un napoletano che rifiuta Napoli e uno che, alla prima avversità, si perde nel “bianco che abbraccia il nero”.

IL FIGLIOL PRODIGO. In questa serie di situazioni bizzarre si assesta la questione Salvatore Bocchetti. Il centrale classe 1986 sembrava in orbita azzurra già nel 2010. Scelse di catapultarsi in Russia nel Rubin Kazan. Decisione di carattere meramente economico (il gruzzoletto di 3 milioni di euro proposto dai magnati era troppo gustoso) e la volontà di “conoscere un Paese nuovo“, disse il ragazzo destando non poche perplessità. Ne abbiamo le tasche piene di coloro che adorano riempirsi le tasche. Ma forse qui c’è un aspetto nuovo. Il roccioso giovanotto cresciuto nell’Internapoli si è sempre un po’ rammaricato di non aver accettato la corte della sua squadra del cuore. Ora, ogni tanto, torna a “lanciare sassi alla finestra accesa” e improvvisa serenate pur di essere riaccolto. Aveva già tentato nel mercato scorso. Negli ultimi giorni la sua candidatura si fa sempre più prepotente. Queste le sue parole alla trasmissione “Si gonfia la rete” su Radio Crc: “Aspetto sempre una telefonata da parte di un club importante ed il Napoli rientra nei top club. Qualora mi chiamasse la società mi farebbe troppo piacere, perchè per noi napoletani è un sogno vestire quella maglia. Sono disponibile – prosegue – ma tante cose non dipendono da me”. Funzionale sia come terzino sinistro che in marcatura, lui ritiene di esprimersi “meglio come centrale“. Essendo mancino andrebbe a tappare l’annoso buco accanto a Cannavaro nella nostra pericolante retroguardia a tre. Come tutti i suoi concittadini, ha esultato per il primo trofeo giunto in città dopo 21 anni di magra: “Vedere la mia città in festa è stata una grande gioia. Che bello sarebbe stato essere in campo in quella Coppa Italia“. Il suo obiettivo è rientrare nel giro della Nazionale: “Sono felice di come sono stato accolto da Prandelli, farò del mio meglio per essere convocato. Il ct mi ha prospettato un rientro a pieno titolo, sono contento delle sue parole”. Consigli per gli acquisti: “Tra i calciatori del Rubin proporrei subito Eremenko”.

Bocchetti è dispiaciuto per l’addio di Lavezzi, che “ha dato tanto a questa squadra. Però devo dire che il Napoli ha in rosa Cavani e Pandev, insieme ad Insigne sono certo faranno bene e il Pocho non sarà rimpianto”. Proprio Lorenzino il Magnifico è il giro di boa in questo travagliato rapporto Madre-figlio. De Laurentiis ripartirà da lui per riallacciarsi alla macchina del tempo e restituire Partenope alle sue membra. Come in quel lontano 1987, quando ben dodici dei protagonisti dell’agognato primo scudetto tingevano il tricolore con i colori del Vesuvio.

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