Euro 2012, Spagna “mata” un’Italia in frantumi

Troppo superiori. Poche le parole da aggiungere per una gara cominciata male e finita peggio. Si paga un eccessivo sforzo negli uomini utilizzati, senza ricambi in grado di sostituirle nello scacchiere di Prandelli, almeno è questa l’impressione che il tecnico ha dato. Già, perché altra spiegazione non la si trova nel vedere gli uomini schierati e il pessimo risultato a livello fisico. Ci si è messa anche la Spagna, interpretando alla perfezione la parte della squadra “bella e impossibile” in grado di schiantare gli avversari e colpirli senza pietà nei momenti cruciali della gara.

Ottime le prove di Xavi e Iniesta, superlativo Silva nel primo tempo, ottimi Jordi Alba e Fabregas, probabilmente il migliore in campo. Per gli azzurri, potrebbe salvarsi la gara di De Rossi, se la si guarda sotto l’aspetto della generosità, non certo per la qualità. In ombra Pirlo, ingabbiato in una marcatura asfissiante, Balotelli, distaccato dal gruppo, giochicchia perlopiù da solo e male, difesa colabrodo con Bonucci e Chiellini peggiori della retroguardia, Abate un pesce fuor d’acqua e Barzagli lento e distratto in marcatura. Insomma, una serata no per una posta in palio così alta avrebbe meritato sicuramente una diversa considerazione, almeno tenendo bene in mente la situazione psicofisica della squadra, scarica e in riserva di carburante.

Resta di certo un ottimo risultato quello raggiunto, è stato di certo un Europeo esaltante per la nostra nazionale, sulla quale nessuno avrebbe scommesso, soprattutto per i problemi e gli avvenimenti scandalistici sotto cui è stata posta negli ultimi mesi. Complimenti al lavoro di Prandelli, autore di un capolavoro che rimarrà nella memoria di una nazione intera, grata per aver vissuto belle sensazioni. Unico neo, la consapevolezza di essere ancora prigionieri di un calcio relegato in un emisfero appartenente al passato, fatto di uomini contati, al di là dei quali non si riesce a guardare, giovani e bravi elementi ai quali non si dà il giusto spazio, ai quali non gli si concede lo scotto delle responsabilità. E’ tempo di cambiare mentalità, e ora di rivedere le priorità di un gruppo, il concetto di undici elementi va allargato ad un gruppo ben più ampio, il calcio è cresciuto e gli orizzonti delle proprie teorie vanno rivisitate di pari passo coi tempi. Grazie Italia, grazie mister Prandelli, ora accompagnaci verso il calcio del futuro. 

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