CdS – I tre tenori per l’ultima volta insieme… con Leo Messi?

Il tifoso Marek Hamsik, sciarpa e otto amici al seguito, è partito da Banska Bystrica, da casa, e poi è arrivato a Poznan, in Polonia: per vedere l’Italia degli amici Maggio e De Sanctis giocare contro la Croazia. Un viaggio un po’ amaro, se vogliamo, perché la sua Slovacchia ha fallito la qualificazione, ma tutto sommato anche il modo per vivere qualche giorno da comune mortale. Comune e giovane appassionato di calcio in trasferta con una banda di altri giovani. Un soffio di estiva normalità, prima di tornare sul pianeta Marte del pallone: perché tra pochi giorni, Marek, sarà in Colombia ospite del Messi&friends insieme con Lavezzi e Cavani. L’ex compagno acquistato e presentato con lui, fianco a fianco, nel 2007: ora è Hamsik il portabandiera degli stranieri azzurri. Anzi, a dirla tutta, è l’alfiere del Napoli di De Laurentiis in serie A: 218 partite complessive. Nessuno come lui.

LA CRESCITA – Il ragazzino con la cresta punk, sacrificata sull’altare della Coppa Italia (« ma tornerà» , la sua promessa), è cresciuto in fretta. Molto: da queste parti è diventato capitano della nazionale slovacca, pallone d’oro del suo Paese, due volte padre, leader. Uomo, in poche parole, seppure molto giovane: il 27 luglio compirà 25 anni, ancora a Napoli, nel Napoli, la sua vita calcistica che, secondo le intenzioni almeno, dovrebbe continuare fino al 2016. C’è scritto così, c’è questa data nel contratto firmato nel corso della stagione appena conclusa. Il tempo gioca a suo favore.

IL MAESTRO – Nel frattempo, i numeri: 218 volte in campo e 59 gol con la stessa maglia (180 in campionato, 50 reti; 8 in Champions, 2 reti; 6 in Coppa Uefa, 2 reti; 10 in Europa League, 2 reti; 14 in Coppa Italia, 3 reti). Dal 2007 a oggi, a ieri, alla finale di Roma con la Juventus: il primo trofeo conquistato, l’apice, anzi la prima vetta della scalata con tanto di firma d’autore. Il gol del 2-0 su assist di Pandev: Mazzarri spera che la coppia funzioni sempre così, sempre meglio. Già, il tecnico toscano, l’uomo che in qualche modo ha condizionato in maniera decisiva la carriera di Hamsik: è anche, probabilmente soprattutto per lui che Marek ha scelto di non prendere seriamente in considerazione altre strade. Un sodalizio che va ben oltre la semplice stima reciproca: maestro e allievo.

VACANZE DI CORSA – Il lavoro, certo, sempre e comunque per una sorta di robot della professione come Marek. Però anche le vacanze: meritate e trascorse in patria, a casa, a Banska Bystrica, insieme con Martina e i due figli, Christian e Lucas, il più piccolo della famiglia. Relax e qualche evento, nel carnet: un po’ di tennis, partite di calcetto in beneficenza e poi anche una corsa sul circuito dello Slovakia Ring di Orechova Poton, dove Marek, grande appassionato di motori, ha provato un’Honda Civic a tavoletta. «Mi sono divertito moltissimo». E i tempi registrato non sono stati neanche male.

ADIEU TENORI – Ieri, poi, passerella a Poznan, con biglietti procurati dall’amico e collega De Sanctis: un primo assaggio di calcio estivo da spettatore, prima di volare in Sudamerica, in Colombia, precisamente a Bogotà, dove tra una settimana giocherà insieme con Messi, Lavezzi, Cavani e altre star alla kermesse benefica organizzata dalla fondazione di Leo. Poi, trasferimento a Miami per la chiusura della manifestazione. E per l’ultima volta in campo dei tre mitici tenori. Tutti insieme per il passo di adieu del Pochò parigino. Dopo i saluti, ancora vacanze: meta da definire, probabilmente Caraibi, e rientro a Napoli in tempo per il raduno. Fissato per il 9 luglio a Castelvolturno.

fonte: Corriere dello Sport

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