Calcioscommesse, l’inutile indignatio

Oggi mi voglio atteggiare a Giovenale e ritrarre quest’ assurda pantomima di moralismo e di interventismo politico con un taglio di “violenza polemica”. Arresti, avvisi di garanzia, presidenti che incitano alla sconfitta contravvenendo alla logica sportiva della ricerca del risultato migliore, quante bassezza, che miasmi si levano dai campi ormai addormentati. Bisogna allora riconsiderare tutto? Bisogna torcere il collo alla nostra genuina passione vedendo la cancrena in ogni gol, in ogni stretta di mano che considerammo civiltà sportiva?

Sento versare fiumi di bile, ruttare sul nostro giocattolo il sospetto, che in mani esperte diventa certezza, della totale turpitudine del nostro mondo calcistico. Non aspettavano altro, mi dico, sì, non aspettavano altro per sentirsi giusti, per considerarsi miracolosamente fuori dal sistema infimo, per salire sui rostri e declamare il marcio che è altrove, lontano dalle loro vite. Contro una categoria di giornalisti levo alto il furore e dico :”Indignatio!”

Il risentimento si fa rabbia forsennata quando sento la soave etica collettivistica della responsabilità oggettiva dei club. A parere di coloro la cui etica sembrerebbe oscurare quella dell’aureo poeta di Venosa, le società sono responsabili per i loro tesserati, perchè una squadra è un insieme, un microcosmo sociale che condivide colpe e gioie. Rido in faccia a queste che Des Esseintes avrebbe definito “cacate”.

In una società che ha dilaniato il senso della comunità, che ci ha crocifissi con i chiodi dell’individualismo più estremo, che ci ha spinto a mettere al rogo i valori della condivisione, bene, proprio in questa società può avere ancora un senso la responsabilità oggettiva, ovvero pagare per colpe delle quali non ci si è macchiati solo perché il tassello malato è capitato casualmente nel nostro puzzle? “Vergogna” dico! Non accetto questa visione da un mondo che ha forgiato con geometrica precisione coloro che adesso vuole condannare in nome di una solidarietà che esso stesso ha provveduto a dilaniare. Indignatio!

Che tristezza nell’animo questa giustizia da piazza, questo infangare i nomi prima di ogni certezza, di riportare voci, sospetti che infangano e possono distruggere menti, cuori. La ricerca dello scoop ad ogni costo, la goduria di vedere nomi di calciatori di altre squadre uscire fuori, e dirsi così:” E’ tutto falso, meritavamo noi,bisogna punire, arrestare, squalificare, incattivirsi”. Quante forche che prepariamo per gli altri andrebbero invece preparate per noi. Ma è un abile congegno proprio della cattiva coscienza quello di addossare sull’altro colpe e squallori che non vogliamo ammettere come  nostri. Indignatio!

E cosa dire di questa terrificante politica che non guarda e non sente il fetore dei propri inganni e che invita a chiudere i cancelli per anni? Accetterei tale invito se rilevassi almeno un po’ di coerenza, se vedessi il Parlamento chiuso per un decennio. Ma si obbietterebbe “Per dieci mascalzoni non deve essere inquinata tutta la politica che conta gente con perbene e con un profondo senso del dovere. Giustissimo! Ma allora trasportiamo questo ragionamento anche al mondo del calcio, e invitiamo a fare pulizia, non a chiudere baracca. Indignatio!

Ma l’indignatio è inutile, vana. Proprio come quella di Giovenale, che mentre sputava il suo sdegno sulla Roma corrotta del suo tempo, non sapeva e in fondo non voleva allontanarsene.

Carlo Lettera

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