Veronica e i suoi amori: la famiglia, i figli …e il suo Napoli

La storia che vi racconteremo questa settimana è quella di Veronica: una giovane madre che si divide tra lavoro, biberon, pannolini e sciarpa e trombetta da stadio.

27 anni, occhi grandi e verdi, come la speranza, come i sogni.

Di ragazze come Veronica siamo abituati a vederne sfilare tante per le strade di Napoli, ma Veronica ha qualcosa di diverso, di speciale.

Veronica non è un’aspirante tronista che trascorre le sue giornate sfogliando riviste di gossip e scorazzando in motorino con le amiche.

Anche Veronica, come tutte le ragazze, ama, soffre, ride, piange, si diverte, sogna.

Ma i suoi sogni sono composti di tutt’altra sostanza.

I suoi sogni sono come la sua anima: limpidi e sinceri, tant’è vero che è facile leggerli e sfogliarli, uno dopo l’altro, semplicemente guardandola negli occhi.

Semplice, solare, leale, con la testa sulle spalle e tanti, tantissimi sogni nel cassetto.

Lei ha ben altro a cui badare: tre bambini, un marito, una famiglia e una passione che si chiama “Napoli”.

Ed è a quest’ultima che preferisce dedicare i suoi ritagli di tempo.

Ed è quest’ultima che dipinge d’azzurro buona parte di quei suoi sogni.

“Non so dire quando è nato il mio amore per questi colori, forse perchè hanno visto la luce insieme a me.

Credo che il Napoli è una delle poche cose di cui vado fiera.

Ricordo che da bambina, insieme a mia madre, seguivo le partite alla radio, era l’epoca del secondo scudetto. Ogni partita vinta era un’occasione utile per riversarsi nei vicoli di Napoli per festeggiare la scalata verso l’ennesimo trionfo.

Attendevo con ansia quel triplice fischio per armarmi di bandiere e trombetta e poter gridare al mondo intero che il mio Napoli era la squadra più forte.

Da adolescente, mi è toccato assistere ai fallimenti di quella società che, anni addietro, era stata fonte di inesauribili gioie, invece, in quel periodo, si accingeva a toccare il fondo.

Di quel periodo, così ricco di glorie,  non mi resta altro che una gigantografia che ritrae mio padre con il Dio del calcio, colui che resterà eternamente  indelebile nella mente e nel cuore di ogni tifoso napoletano: Maradona!

Sconfitte, sconfitte e ancora sconfitte… La serie C era alle porte ed io non potevo fare altro che difendere i colori che tanto amo, rimanendo ad assistere con amara impotenza a quel triste e straziante  spettacolo.

Però, poi, è iniziata l’era De Laurentiis: il San Paolo mi reclamava! Saltuariamente, mio padre mi portava allo stadio e lì potevo liberamente esternare tutto l’orgoglio e la fierezza che provavo per il mio status di napoletana.

Nel frattempo, ho avuto la fortuna di incontrare l’uomo che, di lì a poco, è diventato mio marito: stessa passione, stesso amore, stesso ardore.

Insieme al sentimento che ci lega, è cresciuto anche l’amore che entrambi nutriamo per la nostra squadra del cuore, e, paradossalmente, al contempo, ho avuto anche la sfortuna di perdere chi mi ha trasmesso questa stessa passione: mio padre.

Lui è volato via, lasciando dentro me, però, tutte le sue emozioni che, mescolate alle mie, diventano una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere, partita dopo partita, ad ogni gol del nostro Napoli.

Così, la mia presenza allo stadio si fa, gradualmente, sempre più assidua e quella passione, che bolle dentro me, diviene sempre più forte.

A sancire eternamente quel legame speciale, ci pensa un tatuaggio che ho inciso sul petto, dedicato, appunto, al Napoli, ma, nel frattempo, essendomi sposata, la mia famiglia inizia ad aumentare: i figli da 1 passano a 2, poi a 3!

Ma ciò non ha frenato né, in alcun modo, ostruito o limitato il mio amore per questi colori.

Ora mi ritrovo con una bella famiglia, l’amore per il mio Napoli destinato a crescere sempre di più e quella foto che ritrae mio padre con Diego: questi sono i motivi d’orgoglio della mia vita!

Luciana Esposito

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