Quando il coro: “abbandono lavoro e famiglia” viene intonato da una donna

La storia d’amore che vi racconteremo questa settimana ha per protagonista il Napoli e Carmela, una donna di 28 anni, moglie, madre, ma anche e soprattutto tifosa sfegatata, profondamente innamorata del Napoli.

Di quella passione che le scorre nel sangue e che la lega, non solo ai colori azzurri, ma anche alla sua terra, ne sono intrisi, il sorriso, i tratti somatici del viso, fortemente mediterranei, i capelli e gli occhi: marroni, caldi, sinceri.

I tanti tatuaggi, incisi sul suo corpo, raccontano la sua storia e mostrano i cardini su cui si ancorano i valori importanti della sua vita: la famiglia, il Napoli, l’amore, in tutte le sue forme, i sapori, gli odori, i piaceri sani della vita.

Carmela è l’emblema della semplicità.

Non nutre velleità da modella o da aspirante velina, conduce una vita serena, genuina e la felicità che inonda la sua quotidianità deriva dalla capacità di sapersi godere l’essenza delle piccole cose, quelle che ci scorrono davanti agli occhi e che, la maggior parte di noi, tende a classificare come “scontate”, perchè troppo presi a rincorrere chimere come il successo e il potere.

Carmela no.

Lei non cade in questo stupido errore.

Lei, umile, trasparente, sincera, vive di beni essenziali e tutt’altro che effimeri.

Lei sa conferire il giusto valore ad un buon caffé, ad una gustosa pizza, ad una chiacchierata con un’amica, ad un abbraccio da parte delle persone che ama, ma soprattutto, si sente fortunata per aver ricevuto quello che definisce il dono più prezioso della sua vita: Lucia, la sua bambina.

Carmela ama prendersi cura di lei, consentendole di crescere allegra e spensierata, insegnandole a diventare una donna forte e leale, proprio come lei e cerca di imprimere in sua figlia quell’amore che lei stessa nutre per il Napoli.

“Sono una ragazza come tante, nata e cresciuta in questa meravigliosa città che si chiama Napoli.

E’ proprio qui che dentro me, insieme a me, nasce ed esplode la passione che mi lega a questa squadra.

Fino a pochi anni fa, le donne che si interessavano a questo sport, si contavano sulle dita di una mano, mentre ora va di moda andare allo stadio e tifare per il Napoli.

Io sono sempre andata controcorrente, poiché, già dall’età di 2 anni, grazie a mio padre, tifosissimo del Napoli, ho avuto l’onore di farmi fotografare insieme all’uomo che ha reso il nome di questa squadra rinomato in tutto il mondo: Diego Armando Maradona.

Mi rispecchio molto in uno dei cori storici che i tifosi intonano allo stadio: “abbandono lavoro e famiglia”, in quanto, quando il Napoli scende in campo, do sempre la precedenza alla mia passione, cerco di essere sempre presente sugli spalti, in curva B, per non far mancare il mio sostegno alla squadra, nonostante, appunto, abbia un lavoro, un marito, una figlia di cui occuparmi.

Mi impegno non poco pur di far convivere pacificamente gli oneri e gli  impegni correlati alla mia quotidianità con l’amore per la mia squadra.

E non è sempre facile e, soprattutto, sono chiamata a sostenere non pochi sacrifici per riuscirci.

Ma, per il mio Napoli, li faccio più che volentieri.

Inoltre, un altro motivo per il quale sono molto legata a questa squadra è correlato al fatto che Napoli è vista e vissuta dal resto d’Italia come una città degradata, quindi, per me, ogni vittoria della squadra, rappresenta una rivincita contro le altre tifoserie che si reputano superiori a noi e che spesso si divertono a denigrarci intonando cori razzisti che trovo non solo mortificanti, ma anche altamente razzisti e vergognosi.

Per cui vivo ogni vittoria del Napoli come un riscatto, una rivalsa rispetto alle calunnie e alle ingiurie che da anni siamo costretti a subire sugli spalti e non solo.”

Luciana Esposito

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