“Astrignem’ cchiù forte e dimmi ca nun ce lassamm’ maje”…

“Astrignem’ cchiù forte e dimmi ca nun ce lassamm’ maje”…

Altro che “Oj vita mia”! E’ questa la colonna sonora di chi si è avviato allo stadio a vedere Napoli-Novara dopo averlo lasciato ormai dieci giorni fa con qualche fischio contestato e sofferto. Fischi d’amore di chi è tornato a sostenere gli azzurri più innamorato di prima, se possibile. Qualcuno invece non ce l’ha fatta ed ha dissertato lo stadio. Peggio per lui. Subirà le nostre invettive fino a fine campionato e oltre.

Sabato di relax, famiglia, qualche timido raggio di sole e uno sguardo  alla formazione. Vargas continua a stare in panchina. Ho l’impressione che se facessimo un provino io e lui, Mazzarri sceglierebbe me a occhi chiusi. Chiusissimi.

Ci avviamo allo stadio senza sentire nessuna pressione. E’ vero, la partita non sembra essere insormontabile sulla carta, ma più che altro la nostra è una fiducia incondizionata ai ragazzi in campo. Adesso si può solo risalire.

Arriviamo ai tornelli dopo la solita palpatina allo zaino e la mia preoccupazione per i chicchirichì, senza fila e senza ricevere alcuna telefonata circa ritardi, solleciti e richieste di posti. Strano. La curva è deserta. Poco male, ci scegliamo i posti migliori, i soliti, accerchiati da qualche famiglia e coppia di fidanzati che fanno foto in pose plastiche con il segno della vittoria. Evidentemente anche loro sono fiduciosi.

Subito ci accorgiamo che abbiamo decisamente preso più posti di quelli che servono. Ci siamo drasticamente ridotti e la cosa ci rende ancora più fieri di essere presenti. Per questo mandiamo un chiaro messaggio a chi è rimasto a casa in un momento così importante. Foto degli 8 reduci del gruppo e commento romantico di chi, nel giorno del quarantesimo anniversario d’amore con la sua donna, l’ha lasciata a casa  e ha deciso di festeggiare allo stadio in curva con noi. Un atto d’amore il suo verso il Napoli e della sua donna nel lasciargli la libertà di seguire una passione, senza per questo sentirsi esclusa. Uno schiaffo morale a chi ha risposto picche semplicemente perché deluso con l’Atalanta.

Entra il Novara e applaudiamo sinceramente Peppe Mascara. Uno che il Napoli l’ha sentito veramente e quand’è così ce ne accorgiamo e ricambiamo. Poi entrano gli azzurri e cerchiamo conferme di quanto letto. Smaili dentro, Vargas fuori. Zuniga e Maggio dentro, Dossena fuori. Fuori dal campo, ma non dai nostri discorsi che lo prendono di mira spesso. Sempre colpa sua. E quando Hamsik mette in fallo laterale una palla, sparandola di forza nella panchina, la risata è d’obbligo pensando a Dossena preso in pieno, ma finalmente parte del gioco.

Dagli spalti un ministriscione di persone che indossano orecchie di peluche azzurre con cu scritto: “Cardito, Sant’agata e Scampia uniti da una sola malattia: Forza Napoli!”. L’internazionalità del virus azzurro.

E anche se siamo pochi e i chicchirichì in abbondanza, il rito va fatto. Qualcuno lo addenta prima e ci guarda incredulo  con gli occhi quasi lucidi dicendo: “Uh! Ho sbagliato!” . Per fortuna non ha influito. Era seriamente pentito.

Tutto pronto. Fischio dell’arbitro e via! Lancio su Maggio, previsto da un amico alle nostre spalle. Quando c’è, ne approfittiamo subito.

Tutto prosegue. Fischio dell’arbitro e punizione!

Tutto si ferma. Niente più fischio dell’arbitro. Anzi. Niente più arbitro. Si avvia verso le panchine con una spalla in meno. Troppa veemenza nell’indicare la punizione, forse. Fosse stato un rigore, avrebbe lanciato il braccio in curva?! E tutto ciò aiuta a rendere il clima ancora più goliardico e rilassato. “Eppure non avevamo ancora cominciato a bestemmiargli dietro!”; “Adesso va ad arbitrare la Spal in serie C”; “E mo a fine partita, Mazzari può dire di nuovo che è colpa dell’arbitro”; “Quando si dice che un arbitro vuol fare il protagonista!”. E anche qualcuna amara: “Adesso tutti i vigili corrono a spostare le auto!”.

Insomma, il primo quarto d’ora se ne va tra una risata e l’altra, sperando di non dover andare via a mezzanotte dallo stadio; non capiamo se l’arbitro recupera, se viene ammonito dal guardalinee per perdita di tempo o simulazione o se viene sostituito da chi si sta riscaldando da mezz’ora, con tutta l’invidia di Vargas. Un messaggio di un amico lontano ci chiarisce che il quarto uomo si chiama Gennaro Palazzina e non sembra il caso di dargli il fischietto e quindi si cambia il braccio all’arbitro. Che in effetti rientra con un arto più corto dell’altro. O almeno questo è l’effetto che vediamo dalla curva.

Insomma. Si può finalmente cominciare. E il Napoli sembra in partita. Gioca bene, scambia meglio e approfitta di un errore difensivo del Novara che riesce ad avere una difesa peggiore della nostra degli ultimi tempi. Smaili dà a Cavani e il matador la mette in rete. Festeggiamo, ma non troppo. Sono più che altro sguardi di liberazione e di speranza. E comincia la diatriba sul capitano. C’è chi ironicamente prende in giro i suoi lanci nel vuoto, chi lo sostiene fino alla morte chiamando gli altri “ingenerosi”… In realtà è più uno scherzo che altro, ma quando arriva il goal del capitano mi giro e lo abbraccio perché alla fine aveva ragione lui… Anche se maliziosamente si pensa che invece di metterla dentro, volesse spazzare!

Sul 2-0 è chiaro a tutti. Il Novara è poca roba, noi ce la caviamo e De Sanctis dopo essere stato mandato a quel paese proprio dal capitano comincia ad uscire dall’area piccola. Fino ad allora era sembrato il portiere del Subbuteo. E invece magicamente fa qualche passo in avanti, si lancia e interviene. Qualcuno teme che si spinga fino all’area avversaria e cominci a  parare anche i nostri tiri.

E sul 2-0 e al secondo tempo è chiaro a tutti. Vargas lo vogliamo dentro solo noi. Mazzarri continua a temporeggiare. Lui diventa di fuoco a furia di riscaldarsi e il mister lo vede solo nell’ultimo quarto d’ora. E’ accolto da applausi d’incoraggiamento. E in effetti anche il ragazzo se la cava. Si muove, è nel gioco e se non ci fosse stato Cavani in mezzo avrebbe avuto anche una palla goal dopo 30 secondi dall’ingresso. 30 secondi invece li ha avuti il giovane Ammendola. Felici per il suo esordio, anche se un minuto in più non avrebbe fatto male. Ma non critichiamo sempre!

Ce ne andiamo felici, soddisfatti e vittoriosi. Ci siamo guadagnati questa birra post-partita e il primo brindisi come promesso è stato per il capitano.

Si, è proprio così. E’ stata questa la colonna sonora di Napoli-Novara…

“Astrignem’ cchiù forte e dimmi ca nun ce lassamm’ maje”… E noi non abbiamo alcuna intenzione di farlo.

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