Maggio, il ritorno del quarto tenore

Scalpita, tarantolato. Dopo qualche peripezia di troppo, Christian Maggio è pronto a riappropriarsi della fascia destra. Il laterale azzurro, pedina fondamentale nello scacchiere di Mazzarri, oggi è tornato a lavorare in gruppo e le quotazioni per un suo rientro sabato sera con il Novara salgono di ora in ora. E’ assente dal campo, al netto di qualche fulminea apparizione, da praticamente due mesi. La prima botta alla caviglia la subì nella nottataccia di Londra. Una prima mezzora in cui fece sniffare l’erba al suo dirimpettaio in blues, purtroppo il suo infortunio diede avvio alla debacle partenopea agevolando l’azione che portò alla rete di Drogba. Da quella sera Maggio e il Napoli hanno vissuto un destino tristemente incrociato. Il trend negativo della squadra, infatti, coincide non a caso con i malesseri del fluidificante di Montecchio. Risentimenti muscolari lo hanno costretto a dare forfait prima nel corso della semifinale di Coppa Italia contro il Siena e nuovamente in casa della Juve in un’altra sfida decisiva. Cominciavano a ronzare le immancabili malelingue attorno alla sua indisponibilità. C’è chi ha parlato di una sua misteriosa “stanchezza mentale”, chi addirittura di un suo preservarsi per l’Europeo di giugno. L’ultima voce indigesta risale a qualche giorno fa e riteneva insistente l’eco delle sirene inglesi per il numero 11 di Mazzarri. Per dissipare ogni dubbio è fortunatamente intervenuto il suo procuratore Massimo Briaschi: “Non abbiamo alcuna notizia di un interessamento del Chelsea – chiosa – Christian ha rinnovato fino al 2017. L’idea è chiara: vuole chiudere qui e magari restarci fino a fine carriera”. Sospiro di sollievo per i tutti i tifosi napoletani. Resta un dato di fatto, però. Da quando Maggio non presidia la sua fascia il team azzurro è piombato negli abissi. Poco propositivo in fase di costruzione della manovra e clamorosamente vulnerabile nell’assetto difensivo. C’è poco da fare: il 3-5-2 mazzarriano, per com’è strutturato, vede l’esterno della Nazionale tra i pilastri inamovibili. E’ un punto di riferimento, dà respiro alle trame di gioco per poi accelerare improvvisamente e sbucare alle spalle dell’avversario di turno spiazzando la linea dei difensori. Puntuale e prezioso anche nelle diagonali difensive, dove sovente quest’anno ha dovuto tappezzare le falle di uno svagato Campagnaro. Non ultima la sua abilità nel gioco aereo, solo Dio sa quante palpitazioni vivono i supporters partenopei ad ogni calcio piazzato a ridosso della tre quarti di De Sanctis. Mazzarri sa cosa vuol dire privarsi delle sue performances, ecco da cosa derivava la sua angoscia dopo l’ennesimo ko del suo uomo di fascia contro il Siena. Zuniga (tra l’altro non arruolabile da due turni per squalifica) è un buon sostituto, ma ha altre caratteristiche: ama giocare la palla tra i piedi, ha una cifra tecnica superiore, ma è meno funzionale al modulo tattico del Napoli. Se poi consideriamo la stagione a dir poco altalenante di Andrea Dossena, non è difficile trovare uno dei fattori più evidenti di questo prematuro calo di sipario sulla stagione azzurra. Inutile temere smentite. Occorre avere il coraggio di affermarlo, Christian Maggio è il quarto tenore dell’orchestra di Mazzarri. Ha schiarito l’ugola e da sabato sera tornerà ad emettere acuti, così come dovranno fare gli altri. Non importa l’obiettivo, al San Paolo dovrà scendere in campo quel cuore smarrito nelle ultime apparizioni. Basta schiaffi, è l’ora del riscatto.

Ivan De Vita

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