Il punto: naufragio senza attenuanti

Quello che i tifosi non avrebbero mai voluto assistere è purtroppo accaduto. Il Napoli non è riuscito a rialzarsi dopo il doppio ko contro Juve e Lazio e sembra aver smarrito definitivamente la bussola. Lezione di gioco impartita dall’Atalanta di Colantuono, abile lettore di una gara delicata sotto l’aspetto mentale, punto debole sul quale il tecnico bergamasco ha affondato le proprie velleità, approfittando di un Napoli isterico e arruffone, privo di idee e senza alcuna voglia di invertire il trend negativo. A nulla serve la ricerca di attenuanti legate alla stanchezza mentale e alla resa psicologica post-Chelsea, siamo più che convinti che una delle principali cause della debacle azzurra è da leggersi dietro al mancato amalgama dei cosidetti “non titolarissimi“, attraverso i quali ieri abbiamo assistito ad una prova lampante che la squadra non ha assimilato gli uomini che hanno giocato di meno, mettendoli fuori gioco quando chiamati in causa, cioè relativamente poco. La legge dei titolari paga dazio in questo modo, e tutto ciò va al di la di un discorso di qualità e di inesperienza, le squadre ambiziose mettono sul piatto tutte le possibili opzioni pur di crescere sotto l’aspetto sportivo, considerando “retrogrado”  il concetto di puntare su uomini dal valore “certo” ( che tanto certo poi non lo è stato). Tra i tanti esempi da considerare, uno su tutti può essere messo in luce prendendo in esame la gara di Grava. Il buon Gianluca, baluardo ineccepibile negli anni della risalita dalle sabbie mobili dei campionati minori, oggi sembra purtroppo lontano anni luce dall’avere una condizione adeguata al torneo di massima serie. Lascia spesso la marcatura dei suoi uomini (Bonaventura e Moralez), abbandonandoli alla propria sorte, e cioè quella di migliori in campo, non lotta come è suo solito per rimediare; paga una condizione psicofisica inappropriata, e di questo lo staff azzurro avrebbe dovuto accorgersene. Altro oggetto misterioso rimane Vargas, buttato nella mischia senza troppa convinzione, un ragazzo a cui non riesce nemmeno la giocata più elementare, non ci si aspettava certo che fosse in grado di cambiare le sorti del match, ma una scossa, quella di certo avrebbe potuto tentare di provarla. Nulla, sembra davvero che ci sia qualcosa che lo blocchi, ma non riusciamo a capirne le ragioni. I restanti protagonisti del naufragio hanno messo in scena un Napoli troppo brutto per essere vero, lanciando allo sbaraglio i giocatori meno impiegati, come Fernandez, impavido e ordinato quanto ancora troppo lento, soprattutto mentalmente, non essendo in grado di leggere la partita e i movimenti delle squadre del campionato italiano. Urge un full immersion immediato. Stessa sorte per Dzemaili, arresosi in un ruolo che non gli si confà, ma è pur sempre uno dei più grintosi del gruppo, e da lui ci si aspettava quanto meno una reazione. Così come per il rientrante Gargano, reo colpevole di non aver apportato la tanto agognata “marcia in più”, cadendo invece nel vuoto, avendo smarrito anche quelle iniziative personali che hanno spesso dato frutti. Hamsik è palesemente in difficolta a livello psicofisico; non perde di certo le sue innate qualità di palleggiatore, ma è poco lucido e mai ispirato, confondendosi tra le maglie nerazzurre in uno smarrimento quasi snervante. E’ oramai visibile a tutti che Marek necessita di un periodo di riposo. Lo stesso Cavani potrebbe fargli compagnia, specchio appannato dentro qui si specchia un giocatore nervoso, scarico e incrucciato, alter ego del campione visto alcuni mesi orsono. Dove sei Edinson? cosa ti è capitato? queste le domande dei tifosi, nessuna, per ora, la risposta. Ci si mette anche Pandev, che si fa cacciare per un fallo di frustrazione, allontanando quella timida speranza ddi raddrizzare la gara. Peccato, poichè era sembrato ancora una volta ispirato, almeno quanto Lavezzi, migliore dei suoi, trascinatore e predicatore nel deserto di unaa squadra che sembra aver alzato anzitempo la bandiera bianca. A questo punto bisogna chiedere a Mazzarri un’ennesimo sforzo sotto l’aspetto psichico; la fase passiva, tanto importante nei metodi del tecnico livornese, è venuta a mancare clamorosamente, mostrando a tutti che la squadra sembra aver intrapreso il viale del non ritorno, fatto di rami secchi e manovre scoordinate, atte a evidenziare le difficolta del gruppo di seguire ancora una volta le direttive dell’allenatore. La benzina necessaria può arrivare da un immediato riscatto, a partire dalla trasferta di Lecce, dove gli azzurri dovranno riprendersi almeno la quarto piazza, per rinvigorire quell’orgoglio messo in discussione da tre sconfitte consecutive. Abbandoniamo l’idea del terzo posto, ma sul serio questa volta. Il principale obiettivo da portare al termine sarà soltanto vincerle tutte, provando ad alimentare ancora quella luce che la squadra ha dentro di sè per illuminare il cammino che porta alla fine di questa estenuante stagione.

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