Il punto: Game Over

Sfidiamo chiunque a scrivere qualcosa sulla disfatta di ieri sera nelle condizioni in cui ci si trova, stamane, ad affrontare la giornata con ancora negli occhi la debacle azzurra nella maledetta notte di Londra . Amarezza, delusione, rabbia, la convinzione che tutto è andato storto. Si cercano le cause, anche se si ha la sensazione che ciò non attenui il colpo al cuore che il Napoli ha provocato ai propri tifosi. Con estrema difficoltà, cercando di staccarsi dall’emotività, cercheremo di analizzare una gara, quella di ieri, condizionata da un unico fattore primordiale, che probabilmente, ha influito in maniera determinante nella sconfitta contro i blues: totale mancanza di gestire la gara, dettata da una oggettiva assenza di esperienza in ambito internazionale. Detto ciò, che non è poco, ma nemmeno tutto, il piatto forte degli azzurri è quello che è venuto meno sul più bello, l’asse delle meraviglie, i tre tenori, la parte micidiale di una squadra che necessita maledettamente di questi tre elementi. Ovviamente ci riferiamo a Lavezzi, Cavani e Hamsik. Il Pocho, il primo della lista, ha lasciato il corpo negli spogliatoi, portando in campo soltanto l’essenza del giocatore visto ultimamente, l’ombra di se stesso, talmente lontano dal gioco che sembra nascondersi, e, quando ne avrebbe la possibilità, spara addosso al portiere il possibile gol qualificazione. Purtroppo capita spesso che Lavezzi sbagli le partite che non dovrebbe sbagliare, ricadendo nelle scomode vesti del giocatore incompleto, a cui manca ancora lo spirito del campione. A seguire Cavani, che almeno ha l’attenuante di coprire quando è necessario, il problema è che lascia scoperta la sua zona di competenza, creando un vuoto che si tramuta in una sterilità d’attacco deleterea ai fini del risultato. Anche lui spreca una palla gol, lanciato verso Cech, sparacchia un diagonale che non è da lui. E’ il preludio ad una serata davvero sfortunata, ma dare la colpa soltanto alla sfortuna e alla mancanza d’esperienza sarebbe ingiusto ed incoerente. Il Napoli è mancato in personalità, oltretutto e oltremodo, completando il quadro nero di una serata da dimenticare. Completa il trio Hamsik, palesemente privo di cattiveria agonistica, che, a questi livelli, diventa fondamentale. Solito buon palleggiatore, non c’è che dire, ma dove sono gli inserimenti che lo hanno contraddistinto in passato? dov’è quello spirito battagliero che faceva di Marek l’uomo gioiello di questa squadra? trovare le risposte per ora ci risulta difficile. Il resto della squadra è da 5 in pagella, a partire dal trio difensivo Campagnaro, Cannavaro e Aronica, a cui va imputato di aver subito innanzitutto quattro gol sul groppone, al di là di ogni ulteriori analisi approfondita sul singolo giocatore. Lasciano troppi spazi a Drogba e agli esterni Ramierez ed Ivanovic, mantenendo una marcatura larga e distaccata, ma il Chelsea non è il Cagliari, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Anche De Sanctis non è uno stinco di santo, avendo dalla sua alcuni errori di valutazione, soprattutto su alcune palle innocue. Sui gol non può nulla, ci mancherebbe, ma si ha l’impressione che anche la sua indecisione sia dettata dall’assenza di carattere in competizioni in cui distogliere l’attenzione significa prestare il fianco agli avversari che, se hanno in squadra elementi come Drogba, assoluto dominatore del fuori area azzurro, si rischia di cadere nel baratro, come accaduto ieri. Gli esterni Dossena e Zuniga (al posto di Maggio dopo nemmeno un quarto d’ora) incidono poco e, a tratti, sono arruffoni (Camilo in primis) e scontati (Dossena) avvilendo una manovra che proprio dalle loro parti sarebbe potuta partire con una verve diversa. Anche Gargano, nonostante la sua generosità, è lontano parente del peperino rubapalloni che conosciamo, ricadendo in qulle maledette imprecisioni che, in ambito internazionale, ha valenza doppia. L’unico a salvarsi è, con ogni probabilità, quel Inler tanto bistrattato, ma che stasera ha dimostrato che può essere colui che prende per mano la squadra e la rende più sicura nel settore nevralgico. Fosse più decisivo anche nelle sue discese in avanti, oltre al gol, avrebbe potuto creare quella superiorità decisiva e determinante. Vargas e Pandev entrano quando il gioco volge al termine e nulla più sembra poter esser detto. Alzare la testa, questo è l’obiettivo. Soffrire in silenzio per le gare di Udine di domenica e di mercoledì contro il Siena, vaalevole per il passaggio alla finale della Coppa Italia. Un grazie al gruppo per le notti magiche di Champions, sperando di poter rientrare subito in questa fantastica competizione. Come On Napoli, ti aspettiamo al varco ….

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