“Qui dove il mare luccica” si commemora un “piccolo-grande uomo”

 Quando un’anima grande come quella che risiedeva nel corpo di Lucio Dalla si erge a miglior vita, è difficile, se non, per certi versi, imbarazzante, raccogliere parole di commiato utili a tesserne un ricordo ed è ancora più paradossale parlare di “morte”.

Questo accade quando un uomo si consacra nell’ambito verso il quale la sua stessa anima lo conduce: sport, cinema, musica, danza, qualunque esso sia, appare estremamente facile anche per “i comuni mortali” carpirne il valore e scoprirne la grandezza.

Questo è Lucio Dalla: “un piccolo, grande uomo”, “un cantore di Dio”, interprete di quella musica celestiale, oggettivamente pregevole, capace di farti venire la pelle d’oca, disarmante nella sua semplicità, commovente nel suo immenso spessore, capace di esprimere con sbaloriditva facilità anche la più complessa ed articolata delle “nostre” esperienze o sensazioni.

Perchè Lucio nelle sue canzoni parla di sé, ma canta di noi.

E’ superfluo riportare la sua biografia, raccontare la sua vita, ricordare quanti brani ha scritto, quali premi ha vinto, cosa scrivevano i critici musicali di lui, dov’è nato e quali erano le sue passioni, perchè Lucio Dalla continuerà eternamente a raccontare sé, la sua storia e le sue emozioni, attraverso le sue canzoni, vere e proprie poesie, in cui ognuno di noi può abilmente ritrovare un brandello della propria vita piuttosto che uno squarcio capace di incarnare un personalissimo stato d’animo.

Uno degli aspetti più speciali di Lucio, che maggiormente affascina e commuove la città di Napoli, è il suo amore viscerale per questa terra, per la sua storia, il suo idioma, le sue tradizioni, i suoi sapori, i suoi profumi, i suoi colori, la sua indole.

Lucio ama Napoli, tutto quello che questo nome rappresenta e che può essere riconducibile a questo nome ed è un amore puro, essenziale, sincero, disinteressato, colmo quasi di rammarico per non essere un figlio “legittimo” di questa terra.

In un’epoca in cui molti “napoletani di fatto” guardano con occhi maliardi e sognatori verso la parte alta dello stivale e, viceversa, gran parte dei “Signori del Nord” scrutano meticolosamente questa città e tutto quello che la contraddistingue, nel bene, ma soprattutto nel male, alla ricerca della macchia da estirpare e da sbattere sotto la luce dei riflettori per sminuirla, deriderla e mortificarla, un uomo profondo, capace attraverso la sua marcata sensibilità, di andare oltre le apparenze e le ingombranti etichette e, in questo modo, carpire la vera, genuina essenza di questa terra, è merce assai rara e giustifica e legittima pienamente l’enorme tristezza che ha inondato questa stessa città, allorquando ha appreso la notizia della sua “morte terrena.”

Lucio è stato in grado di andare oltre le apparenze, è rimasto folgorato da Napoli e ha saputo eternamente imprigionare, in una delle massime espressioni della sua arte, il mirabile ed eccelso fascino di questa città.

Lucio è stato e sarà sempre molto più napoletano di chi, ogni giorno, al cospetto di una notizia di cronaca piuttosto che dell’ennesima spiacevole storia di precarietà e criminalità, rinnega questa terra e si vergogna di appartenerle.

Lucio è un uomo-artista, perchè un’artista può definirsi veramente tale solo se è un vero uomo: sul palco, nella sala di registrazione e nella vita reale, indistintamente, incessantemente, spontaneamente e non vive di velleità, ma della sua arte e, di contro, un uomo in quanto tale, non sveste mai i panni dell’artista, neanche quando cammina per strada assorto nei suoi pensieri o quando è seduto al tavolino di un bar con lo sguardo perso nella sua tazza di caffé, perchè la sua sostanza è composta di una miscela saldamente coesa, per cui gli risulterebbe impossibile comprendere dove termina l’uno ed ha origine l’altro, non può denudarsi di nessuna delle due componenti ed è proprio in questa caratteristica che si concentra la sua peculiarità.  

Accostare al nome di Lucio un verbo al passato sarebbe effimero e spropositato.

Perchè quando un uomo-artista spende la sua vita per dare corpo, forma e dimensione ad emozioni inafferrabili e riesce ad incastonarle, come diamanti rari, in quella parure che porta il nome di “storia della discografia italiana e mondiale”, conquista “l’elisir di eterna vita” rendendosi immortale.

Perchè quando un uomo è solo “un pezzo di carne” di cui il Creatore si avvale per imprimere nel mondo un segnale della sua esistenza, segno inconfutabile per le creature terrestri della sua grande, infinità immensità, non esiste un giorno in cui nasce e uno in cui muore, ma piuttosto esiste il tempo in cui vive attraverso le sue opere, massima espressione della sua arte e del suo incomparabile genio.

Perchè le sue canzoni, la sua voce, capaci di toccare e commuovere qualsiasi abitante di questo pianeta, sono avulse dal tempo, dallo spazio, dalla materialità, vivranno in eterno e Lucio vive, di riflesso, con loro, attraverso loro e dentro di loro.

 Luciana Esposito

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