Il Mattino De Laurentiis: “Cacciate fuori gli attributi”

Il pranzo di Natale organizzato dalla Società sportiva calcio Napoli è «doc»  come può esserlo quello offerto da un luogo d’eccezione, la tavola imbandita di  un ristorante d’eccellenza del rango di Villa D’Angelo, in via Aniello Falcone.  Pranzo di festeggiamento, ma in agrodolce. A guastare l’atmosfera – non certo i  sapori delle prelibatezze preparate per i calciatori del Napoli – resta la  brutta sconfitta subìta con la Roma, domenica sera in casa, al San  Paolo.
Giornata fredda di metà dicembre, ma almeno benedetta dal sole e da  uno scenario d’incanto: il Golfo incorniciato dalla collina di Posillipo da un  lato, e dal Vesuvio e la Penisola sorrentina e da Capri dall’altro. Folla di  tifosi ai cancelli, non c’è la ressa che paralizzò via Aniello Falcone la sera  della scorsa primavera, quando si celebrava l’accesso alla Champion’s. Come  sempre, tra i primi ad arrivare c’è il mister Walter Mazzarri, che guadagna  l’angolo più bello della terrazza del ristorante gestito dalla famiglia  Giugliano e diretto da Gennaro Varchetta. Lo stesso nel quale si sistemò sette  mesi fa, di sera.
Alla spicciolata giungono capitan Cannavaro, Camilo  Zuniga, Gianluca Grava, Edinson Cavani e tutti gli altri. Ed ecco Aurelio De  Laurentiis. A lui Mazzarri porge il regalo personale, un set di «Mont Blanc».  Strette di mano, abbracci e sorrisi. Poi, però, mentre il resto della comitiva  imbocca l’ingresso delle sale dove viene servito l’aperitivo, il capannello  composto da Mazzarri, De Laurentiis, dal direttore sportivo Riccardo Bigon e dal  consigliere d’amministrazione Andrea Chiavelli si trattiene a parlare. È  Mazzarri che, in realtà, spiega al presidente le motivazioni della débacle di  domenica sera contro la Roma. Inspiegabile. E proprio per questo ancor più  cocente.
Tre punti fondamentali. Il «fattore testa», che secondo  l’allenatore azzurro ha determinato un calo di tensione agonistica nei suoi:

“Ai  ragazzi – dice – avevo raccomandato di stare in tensione senza sottovalutare  l’avversario. Di più: avevo chiesto loro la stessa concentrazione tenuta nella  partita contro il Manchester City. Invece è la Roma che ha fatto la partita, e  che ha giocato come noi giocammo all’Olimpico, vincendo, l’anno scorso”.

De  Laurentiis ascolta in silenzio.

Secondo argomento: Cavani.

“Il ragazzo deve  tornare quello che era quando è arrivato a Napoli”, dice Mazzarri; evidenti,  anche qui i riferimenti a motivazioni e stimoli, perché nessuno può permettersi  di immaginare cali fisici nel «Matador».

Terzo e ultimo argomento del faccia a  faccia sulle terrazze del Golfo di Napoli, Goran Pandev. L’ex interista,  sostiene il mister degli azzurri, “deve trovare carica e motivazioni giuste”.  “Va motivato meglio”, ripete. Fine della improvvisata seduta di «autoanalisi»  del vertice societario. Si va a tavola.
Applausi al patron De Laurentiis, la  Roma è parentesi già dimenticata. E domani c’è già la partita con il Genoa. Il  campionato è lungo e la squadra azzurra ha tutto il tempo per rifarsi. Unica  nota stonata, l’infortunio di Ezequiel Lavezzi. Tra mozzarelle, pizze fritte,  spigole e dolci, in un clima di vera festa gli azzurri hanno trovato anche una  bella sorpresa: sotto il piatto una pergamena con il regalo per la conquista  all’accesso agli ottavi di finale di Chanmpion’s League. Un sostanzioso assegno.  Poi, l’ultima parola a De Laurentiis:

 “Ognuno di voi porta la responsabilità di  chi gli sta accanto. Certo, la sconfitta di ieri non mi rende felice, e per  questo adesso chiedo a tutti voi di “cacciar fuori gli attributi. Fate vedere  chi siete e chi è il Napoli già da domani”.

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