CdS Inler: come ruggisce il leone del Napoli

S’è fatto aspettare. Desidera­re come una prima donna. E solo dopo un anno e passa ha ceduto alla corte ser­rata di Mazzarri. Perché l’allenatore az­zurro aveva individuato proprio in lui, proprio in Gokhan Inler, il piede giusto per dare al centrocampo nuove energie e giuste geometrie.

LEONE – Ebbene, così è stato. E’ vero, s’è fatto pregare per dodici mesi lo svizze­rone che ha fruttato all’Udinese quasi dieci volte quel che era costato nel 2007 ( ingaggiato a due milioni e rivenduto quasi a venti) ma gli è bastato presen­tarsi mascherato da leone e in maglia azzurra per ruggire al campionato e moltiplicare le speranze di grandezza del popolo napoletano del pallone.

RIFIUTO –  “Signori, ecco il calciatore che serviva. Ha esperienza e personalità. Per il campionato e per la Champions è l’uomo giusto”, giura Christian Maggio, un altro dei guerrieri di Mazzarri. E pensare che nel 2004, quando aveva vent’anni e già tanto talento, Christoph Daum – l’allenatore tedesco che aveva già avuto problemi con la cocaina – non lo volle al Fenerbahce perché troppo scarso per un certo calcio. Roba vecchia. Ingiusta e superata. In­ler ha risposto sul campo al vecchio Daum e dopo essersi rifatto allo Zurigo e all’Udinese ora è felice di se stesso in maglia azzurra. Dove, in pratica, è l’uni­ca vera novità di formazione. Unica, ep­pure già determinante. Perché al Napo­li, subito, appena messo piede in campo, Inler ha assicurato almeno tre cambia­menti assai importanti.

PRIMO – Non è uno scherzo, così è, ha cambiato il modo di far calcio di Garga­no, il quale da giocatore da mandare al­trove, grazie a lui è diventato insostitui­bile acchiappapalloni ( e avversari) in mezzo al campo.

Sì, Gargano con lui accanto ne ha gua­dagnato in posizione e anche in sicurez­za. Ora sapendo che c’è Inler, lascia a lui il lavoro di concetto. Non s’avventura più in lanci e organizzazione da play maker. Oggi fa il Gargano e basta e lo fa bene. E per la felicità del Napoli, la cop­pia funziona a meraviglia.

SECONDO – Cambiamento numero due. Rispetto al passato il centrocampo az­zurro ne ha guadagnato anche in fisici­tà. In prestanza. In calcio muscolare. Ora là in mezzo il Napoli riesce a far contrasto come da tempo non riusciva a fare.

TERZO – Inler – che oggi sarà in campo con la Svizzera a Swensea contro il Gal­les – ha arricchito la squadra di nuova intelligenza. Intelligenza tattica. Anche per non sovrapporsi ai tre davanti, in­fatti, il signor Gokhan limita le sue av­venture dalla trequarti in su. Cosa, que­sta, che, soprattutto quando ‘ partono’ gli esterni di centrocampo, garantisce alla difesa maggiore copertura. E pure questo ha la sua importanza.

OCCASIONI – In verità c’è anche un’altra cosa. Ma per ora è rimasta un po’ nasco­sta. Inler, si sa, è dotato di un gran tiro. Forte e teso. Di quelli che non hanno difficoltà a partire da lontano. Ma il Na­poli questa qualità svizzero- turca non l’ha ‘gustata’ ancora. Certo, Inler in vita sua non è mai an­dato al di là dei tre gol in un campiona­to (all’Udinese nell’ultima stagione e al­l’Aarau una mezza dozzina d’anni fa), ma questo è un suo peccato. Dovrebbe provarci un po’ più spesso, perché an­che il tiro da fuori è una risorsa. Una ri­sorsa che al Napoli manca alla pari dei gol su punizione e di quelli conseguenti a tiri dalla bandierina. Eppure, un mucchio di match, anche in serie A, si risolvono così. Occasioni, possibilità, risorse che invece il Napoli non sa sfruttare ancora.

Fonte: Corriere dello Sport

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