Goal.com: Napoli adesso sotto con il Villareal

Questa volta non c’è stata nessuna sorpresa alla lettura delle formazioni, i titolari di cattedra c’erano tutti. Con l’eccezione della matricola Fideleff, rispedito subito in campo alla ricerca del perdono collettivo. Ma è andata male, o meglio, gli azzurri hanno nuovamente assaporato, dopo l’antipasto di Verona, la dura realtà del campionato italiano, fatto di un esasperato tatticismo orientato al confronto squisitamente fisico e di difese imbottite che tolgono respiro e spazi utili. Il risultato è uno 0-0 da cui emergono prepotentemente i limiti della manovra dei partenopei, incapaci di offendere a dovere quando mancano quei 25-30 metri di campo utile per le cavalcate in solitaria di Lavezzi e compagni. Se alle difficoltà di gioco si intersecano anche i pensieri per la partita che tutta la città attende da mesi, ecco che le distrazioni si impossessano di chi dovrebbe concentrarsi solo sulla Fiorentina. Del resto, l’escalation in Europa è il desiderio nemmeno tanto segreto della società: gli introiti di una possibile qualificazione agli ottavi di Champions rappresentano già di per sè un traguardo stagionale, tanto importante da tenere botta in campionato.

COSA VA – La difesa non sfigura, anzi, davanti ad uno strepitoso De Sanctis i tre centrali fanno una discreta figura nel contenere la buona Fiorentina dei primi 45 minuti. La reazione del secondo tempo è confortante dal punto di vista dell’impegno e della volontà di ricercare la vittoria, con la squadra di Mazzarri impiegata a recitare il solito copione degli ultimi 20 minuti all’arma bianca. Stavolta, però, nemmeno gli ultimi secondi regalano la magia finale.
 
COSA NON VA – I meriti di Sinisa Mihailovic nell’aver ingabbiato i portatori di palla e di aver tenuto strette le linee finiscono dove cominciano i limiti di manovra degli azzurri. Troppi lanci a scavalcare una mediana a corto di fosforo e, di conseguenza, poca profondità negli inserimenti da parte degli attaccanti. Già, i tre tenori, diventati poi 4 con l’ingresso di un impalpabile Pandev, che tra condizioni fisiche ancora precarie (Lavezzi), black out improvvisi (Hamsik) e sacrifici in copertura (Cavani) non giustificano il rimpianto di non averli avuti in campo a Verona.
 
TOP&FLOP – Che sia destra o sinistra, in copertura o in spinta, le recenti prestazioni di Camilo Zuniga sono un bel vedere: il colombiano tiene la fascia orfana di Maggio con autorità in fase di non possesso ed interessanti spunti in percussione. Nel finale si propone in una serpentina da salvatore della patria che non trova in Cavani il giusto alleato. Il pubblico gli concede l’applauso ed un’ideale pacca sulla spalla al momento del cambio, ma è innegabile che, pur possedendo buoni fondamentali, Fideleff stava per farla di nuovo grossa: il disimpegno che innesta Cerci è onestamente da censura. Saggia la sostituzione, un’altra papera cosi ed il San Paolo se la sarebbe legata al dito.
 
CONSIGLI AL MISTER – La promessa fatta a fine gara -“proveremo in tutti i modi a battere il Villareal” – è il miglior modo per scalciare le polemiche e le contraddizioni sulle scelte degli ultimi giorni. E’ ormai opinione comune che il materiale a disposizione del tecnico, in quanto ad alternative, ha un modesto peso specifico. In questo senso, il pallino è questo momento nelle mani della società che dovrà iniziare a muoversi già da ora per il mercato di riparazione. La formazione, in questa fase, non può prescindere dai titolari, e non è detto che per non avere brutte sorprese sia sufficiente evitare il turnover. La prospettiva di studiare varianti tattiche è diventata ormai una necessità, specie con le piccole: gli avversari non si chiameranno sempre Milan o Manchester City.
 
IL FUTURO – Nemmeno il tempo di meditare sugli errori che si torna in campo, martedi il giorno tanto atteso: l’Europa che conta torna al San Paolo, con la sfida al Villareal che promette brividi ed atmosfera da grande calcio. Tutto come 23 anni fa, quando gli 80mila del San Paolo avvolsero il Real Madrid nell’esordio in Coppa dei Campioni. Solo che oggi si chiama Champions League, ed ha una musichetta in più.

Fonte: Goal.com

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